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Caro Gigi, bentornato a casa, bentornato nel tuo Friûl

di Stefano Pontoni

Padre David Maria Turoldo conservò sempre il ricordo della sua gente. Non tagliò mai con le sue radici, con il piccolo e povero paese di Coderno nel quale era nato il 22 novembre del 1916. Ogni volta che poteva tornare a casa lo faceva, metteva prima di tutto il Friuli. “Sento a distanza il profumo dei miei campi. Sono un viaggiatore che porta con sé, in un sacchetto un pugno della propria terra”. Nei campi friulani aveva vissuto “un’infanzia d’oro”, per alludere al colore giallo oro della polenta, il principale alimento dei contadini. Portava con sé il ricordo di quella gloriosa povertà. Una società, quella friulana, fondata su valori semplici, sul culto del lavoro e su una religiosità profonda. Il Friuli per Turoldo diventa una metafora d’interpretazione della vita intera. Terra come un eden, come un’isola da sognare. Povera e nobile, povera e onesta, povera e forte. Il Friuli dell’infanzia di Turoldo è una civiltà che non ha il superfluo, una civiltà mitica, poetica e al di fuori dal tempo. Ogni cosa ha un valore affettivo e sacrale. Anche quei sapori semplici della sua terra, il pane, il vino, la polenta, hanno un valore sacro.

Oggi nel suo Friuli è tornato anche Gigi Delneri. Mancava dalla stagione 1978/79 quella della netta vittoria della B. In quella squadra che risalì dalla C fu lui unico e decisivo innesto. Proveniva dal Foggia ma era nato ad Aquileia, nella bassa friulana. "ll biondo con i piedi buoni”, fu lui la luce del centrocampo disegnato da mister Giacomini. Numero 8 che si adattava anche a fare il 10, lo chiamavano "luce" per il suo modo di aprire il gioco e di far girare il pallone. Dicevano in molti che fosse in fase calente, dimostrò di essere il fulcro del gioco. Dopo l'esonero di Iachini è a lui che i Pozzo si affidano per far ripartire questi colori e per far riavvicinare i tifosi dopo la spaccatura contro la Lazio. Un sogno che si avvera per Gigi che questa panchina, sfiorata nel 2014, l'aveva inseguita da tempo. "Era tanto tempo che ci inseguivamo. Sono molto soddisfatto di tornare in bianconero". Lui sa cosa vuol dire essere friulani, sa cosa vuol dire amare l'Udinese, sa cosa si aspetta il popolo friulano di fede Udinese. Ripartirà dal lavoro, dalla fatica per rialzare le sorti della squadra: "Io ho la mentalità del friulano, dell'essere un grande lavoratore. E' questa Da me come friulano si aspettano questo, la cultura del lavoro. Io darò il massimo e posso mettere la mano sul fuoco sul mio impegno".

Sentire parlare il nostro allenatore in marilenghe è un motivo d'orogoglio. La nostra Udinese ad uno di noi. Bentornat čhase, bentornat tal to Friûl


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