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Buona Piacenza, ma la battaglia va alla GSA

di Franco Canciani

Tanto di cappello a Piacenza: in campo ha messo tutto quel che aveva, sfiorando una vittoria alla vigilia del tutto impronosticabile.

Ma la dea della pallalcesto è mutevole, e una brutta GSA riesce a prevalere con un ultimo quarto in cui talento, unghie e denti aggrappano i due punti e non li lasciano sfuggire.

Primo quarto da censura, che Piacenza vince 16-7; da lì in poi Udine si aggiudica i parziali, ma solo nei dieci minuti finali riesce a prevalere. Sul 51-45 a 180 secondi dalla fine obiettivamente pensavo l’inerzia fosse girata: invece Carlton Guyton, una mezz’oretta piuttosto impalpabile, sale in cattedra e con otto punti nell’ultimo quarto impatta. A ben vedere, ad Udine basta il libero di Diop per vincere: ma l’ultimo tiro in sospensione di Alredge, battezzato dai bianconeri, ci ha tenuti senza fiato per il lungo, lunghissimo anzi breve istante della parabola. Ferro, carambola, Mortellaro: game over.

Bravi Alredge nel primo tempo, Guyton nel finale ed a sprazzi Fontecchio (una tripla) e Formenti; Infante interpreta al meglio il ruolo del vecchio ed esagitato capitano, esultando ad ogni azione (offensiva e difensiva) come farebbe un calciatore un pochino esibizionista; in radiocronaca mi sono chiesto chi fosse il suo farmacista: evidentemente il gerovital gira ancora...

Scherzo, ovviamente: non hanno invece scherzato nel periodo decisivo uno stremato Veideman ed un KayDee preciso da due. Ridicola invece la performance dall’arco, dove solo Raspino (due volte su otto) ed Ous Diop (una) hanno colpito. Per gli altri, zero realizzazioni su diciannove tentativi. Caso più unico che raro.

Abbiamo avuto l’impressione che Udine non ne avesse: né fisicamente, né agonisticamente. Nell’ultimo periodo, però, sfodera cuore e talento tramutando un potenziale incubo in due punti di platino.

Già: Udine vince proprio perché ha più talento di Piacenza, tre giocatori (Raspino, Dykes, Veideman) migliori dei loro dirimpettai ed un pubblico caldo e generoso. Udine ha rischiato di perdere perché le gambe parevano pesanti, la testa annebbiata ed alcune scelte di tiro (Nobile, Pellegrino da fuori) non proprio ideali.

Per fortuna la difesa ha tenuto, anche se su Infante e Reati è talvolta mancata un po’ di reattività sulle seconde occasioni; Piacenza è rientrata nel finale proprio su un paio di mancate chiusure sotto le plance, segno che la GSA ne aveva di meno. Ovvio che ci vorrà altro  contro Treviso, lo sappiamo noi e lo sa ancor meglio coach Lino: lo avremo, lo daranno.

Resta da capire, per me che (febbricitante) ho disertato la conferenza stampa, se Michele Ferrari sarà arruolabile domenica contro la truppa di coach Pilla: troppo importante, in mancanza degli strappi da tre di Maurino Pinton, avere Miki nelle rotazioni. Stasera avrebbe permesso di alzare il livello agonistico nonché di variare gli schemi del backcourt, impiegandolo da 3 dove oggi ha spesso giostrato, non male, Kyndall.

Archiviamo la gara: due punti che ne valgono sette, perché una squadra debole queste gare le perde. Sapevamo che l’Assigeco non è squadra che si batte da sola, sbattendosi sempre e comunque per quaranta minuti; ripetiamo che il livello dei piacentini non è trascendentale, ma come ebbe a dirci KayDee qualche tempo fa “in Italia, nel nostro girone si può perdere da chiunque“: parole sante, amico mio.

Sotto con Treviso, cercando di riposare un pochino. Udine ha patito più di Piacenza le fatiche dell’ultima giornata, ma fra tre giorni si rigioca e non ci saranno scuse.

Teniamoci strette le cose positive: Veideman senza forze che esce dall’impasse di una gara a lungo mediocre con classe e talento; Dykes che assicura sostanza e punti soprattutto nei momenti più difficili; Pellegrino che si sta finalmente ritrovando, dopo un inizio sottotono ed un infortunio lungo e complicato. Un Raspino uscito alla distanza, con un paio di triple buone come il pane, una delle quali a seguito di una palla recuperata con le solite movenze da Arsenio Lupin.

Teniamo stretti quelli che stasera non hanno giocato al meglio: Vitto Nobile con forse troppa pressione; Ous Diop talvolta falloso nel senso dei troppi piccoli errori che alla fine potevano pesare: ma è giovane, ha messo una tripla esiziale ed il libero decisivo e gli vogliamo bene.

Adesso thé caldo, aspirina, doccia, letto. Per domenica sera servono voce, garra, voglia intatte: anche per noi. Ci sentiamo fra un paio di giorni, per presentare la gara contro la De Longhi: per me, quella decisiva per capire dove potrà arrivare questa squadra in uno scontro diretto per la quarto, fondamentale posizione.

 


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