Bilancio da record, 9 milioni di utile
Fonte: Messaggero Veneto
L’Udinese vince lo scudetto del bilancio. Se l’attuale annata sportiva può considerarsi di transizione (dopo che nelle ultime otto stagioni per sei volte si è piazzata sopra l’ottavo posto), le risultanze del resoconto chiuso al 30 giugno 2012 pongono la società friulana ai vertici della classifica per i conti in ordine: utile di quasi 9 milioni, plusvalenze per oltre 57, diritti televisivi pari a 36 milioni e una capacità di autofinanziamento che le consente di ammortizzare il costo del parco atleti per oltre la metà del valore. E con le carte in regola sotto il profilo del fair-play finanziario.
Patrimonio calciatori. La società ha in carico un centinaio di atleti: 36 fanno parte dell’organico, suddivisi nelle diverse categorie; gli altri sono girati in comproprietà o in prestito a squadre italiane o all’estero, dove essi hanno possibilità di giocare con continuità, migliorare il tasso tecnico-agonistico per poi rientrare alla casa-madre e, in caso di exploit, aspirare a una carriera di successo. Il costo d’acquisto dell’attuale parco atleti è di 102 milioni di euro, mentre l’importo iscritto a bilancio, al netto degli ammortamenti, è di 46 milioni.
Fatturato. Le entrate complessive dell’annata 2011-2012 hanno toccato i 63,4 milioni di euro, contro 54,5 della precedente. Queste le poste più rilevanti: contributi Uefa 5,3 milioni; introiti da stadio 5 milioni (tre da biglietti e due da abbonamenti); sponsor e cartellonistica 5 milioni, oltre ovviamente ai diritti tv e alle plusvalenze, le due vere galline dalle uova d’oro per l’Udinese.
Diritti tv. Ammontano a 35,8 milioni di euro, quasi uno e mezzo in più rispetto ai 34,5 del 2011. Un dato in crescita costante da quando la squadra staziona nei piani alti della classifica e attrae un numero crescente di supporter: lo conferma il fatto che, in base alla ripartizione decisa dalla recente assemblea della Lega serie A, il contributo che sarà riconosciuto all’Udinese a conclusione del campionato in corso supererà i 41 milioni di euro.
Plusvalenze. Nel 2012 sono arrivate alla rilevante cifra di 57,5 milioni (15 in più rispetto ai 41,9 della stagione precedente) in virtù delle cessioni di Sanchez al Barcellona, di Zapata al Villarreal e al riscatto da parte del Napoli di Inler. Nessun “re Mida” si aggira nelle stanze di viale Candolini, ma è all’opera una struttura di scouting con una rete di osservatori sparsi in ogni angolo del pianeta, che costa molto (venti milioni l’anno) ma è imprescindibile per un’azienda come l’Udinese orientata alla ricerca di giovani talenti a basso costo e alla loro valorizzazione. Il bilancio registra pure 7 milioni di minusvalenze, a dimostrazione che non tutti i giovani promettenti si trasformano in altrettanti Sanchez.
Costi di gestione. Sono registrati per 91,2 milioni, contro 76 del 2011. Gli aumenti più significativi concernono gli ingaggi dei calciatori (da 26 a 32 milioni) e i costi per servizi (da 24 a 32), in particolare quelli di scouting.
Ammortamento calciatori. Nel 2012 la voce ha pesato per 20 milioni. Esprime la capacità della società di pianificare oculatamente i contratti con i tesserati, scommettendo sul loro futuro e sfuggendo al rischio di perdere i migliori a parametro zero.
Utile d’esercizio. Dalla somma algebrica di costi e ricavi, tenuto conto di imposte per oltre 5 milioni, emerge un utile netto di 8,8 milioni, in marcata crescita rispetto ai 2,9 del 2011, frutto di una strategia ormai collaudata: conduzione manageriale dell’azienda, controllo di ogni fattore gestionale, impiego virtuoso delle risorse, valorizzazione del patrimonio tecnico, abbattimento del rischio agonistico, massima sinergia tra le aree operative.
Fair-play finanziario. L’Udinese è tra le pochissime società che fin d’ora rientra tra i parametri finanziari imposti dall’Uefa, criteri che recentemente sono costati cari al Malaga, per esempio, escluso dalle coppe fino al 2017 per la gestione poco virtuosa (in tema di entrate e uscite) che ha portato all’accumularsi di una marea di debiti milionari. Gli utili maturati non vengono distribuiti ma accantonati a riserve, per patrimonializzare l’azienda in vista dei futuri investimenti. L’intento è di consolidare la presenza della squadra nella massima divisione e di puntare a una partecipazione non sporadica alle competizioni europee.