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Bertotto: "A Udine tanti bei momenti, i bianconeri possono tornare su palcoscenici importanti".

di Salvatore Ergoli

In intervista esclusiva per SpazioJuve.it l'ex capitano dell'Udinese Valerio Bertotto ha affrontato diversi temi: dal suo passato in bianconero a Totò Di Natale - l'attuale presente - fino ad arrivare alla sfida di sabato allo Juventus Stadium.

Partiamo con qualcosa di personale: il ricordo più bello che la lega ad Udine.

“Il” è un po’ riduttivo. 13 anni sono tantissimi, sono una vita, non solo professionale, ma anche da uomo e da ragazzo. Di cose molto belle sono riuscite a farne: sicuramente arrivare terzi in campionato e avere avuto la chance di giocare Coppa UEFA e Champions League. Soddisfazioni uniche. Essere stati per anni al vertice del campionato italiano è motivo di orgoglio. Non dimentico poi anche i traguardi raggiunti a livello personale, come la maglia azzurra, fino a quando purtroppo il crociato mi ha abbandonato (riferendosi allo sfortunato infortunio che costò la convocazione ai Mondiali del 2002, ndr)".

Dall’agosto del 2012 la sua vita di allenatore è cambiata, assumendo il ruolo di selezionatore della Rappresentativa Nazionale di Lega Pro. Come è andato lo stage di questi ultimi giorni?

"Proprio ieri sera abbiamo concluso una 2 giorni molto positiva con l’under 21. Stiamo provando cose che andremo a concretizzare più avanti. Abbiamo fatto un’amichevole con la Primavera della Roma e tutto procede nel migliore dei modi".

Se ne parla ancor di più in questi giorni: il calcio italiano deve ripartire dai giovani per rinnovarsi. Lei che respira l’ambiente quotidianamente cosa sente di dire?

"I giovani devono essere assolutamente un punto di partenza ma per far ciò devono essere messi nelle condizioni di sfruttare le loro capacità. Questa deve essere una missione da parte di chi, come me ed i miei colleghi allenatori, ha la fortuna di lavorare con loro. La preparazione deve perciò arrivare innanzitutto da noi allenatori: dobbiamo essere preparati. Poi in secondo piano ci deve essere una società forte che ha la voglia e la consapevolezza di voler mettere in mostra in prima squadra i frutti di questo lavoro".

Dunque si torna sul discorso della programmazione…

"Sì..è importante che il percorso si concluda con l’approdo in prima squadra".

Chiudendo la questione sul rinnovamento, un pensiero su Tavecchio. E cosa potrà cambiare con l’avvento di questi nuovi personaggi?

"Il Presidente Federale è stato eletto democraticamente e vive di calcio da tantissimo tempo. Sono certo che farà del bene al calcio italiano perché è il momento di dare una grande accelerata e lui di questo sport ne mastica da tempo. Si parla di soggetti assolutamente competenti ed il segnale dato con la nazionale maggiore (stasera l’esordio di Conte ndr) è ottimo. Ciò che serve sono conoscenza, competenza e capacità".

Torniamo a noi ed alla sfida di Serie A della prossima settimana. Entrambe le compagini bianconere hanno cambiato allenatore. Come vede i due nuovi mister e che partita si aspetta anche alla luce di ciò che possono dare ai propri giocatori?

"Sono due allenatori bravi ed anche giovani, Stramaccioni un po’ di più (nato nel 1976 ndr).Entrambi amano lo stesso modulo di gioco e sono due persone che daranno molto ai propri uomini. Alla fine credo che l’organizzazione e la capacità dei due faranno la differenza lungo tutta la stagione. Certamente c’è da considerare l’organico dei calciatori che, ovviamente, non è cosa da poco".

La Juve lotterà sicuramente per i piani alti. Che obiettivi immagina invece per i friulani?

"L’Udinese per la sua struttura deve cercare ogni anno, non arrivarci per forza, ma lottare ogni stagione per mettere in pratica la qualità degli uomini che ha, dallo staff ai calciatori, e tornare su palcoscenici importanti. Faccio un grosso in bocca al lupo a Stramaccioni e ai suoi. Sperando che possa esserci ancora Europa al Friuli".

Chiudiamo, inevitabilmente, con un pensiero su Di Natale che sembra fare come il vino: più invecchia, più diventa buono…

"Totò è un ragazzo che matura di anno in anno. Dimostrazione che, vero, nel calcio bisogna aprire ai giovani, l’abbiamo detto, ma esistono anche figure eccezionali come lui e pochi altri campioni che danno prova di capacità fisica e motivazionale uniche nello svolgere il proprio lavoro. Professionisti che si mettono al servizio della squadra e dei più giovani. Questo è il giusto mix che trovo vincente".

Un pronostico sul match?

"Io con i pronostici sono scarso scarso (ride ndr), quindi non mi sbilancio. Sarà una bella partita".


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