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Bentornato Demis!

di Franco Canciani

Era nell'aria, ora è ufficiale: poche ore dopo la rescissione del suo contratto con l'Andrea Costa Imola, definita 'importante parentesi della mia vita', Demis Cavina riapproda sulla panchina udinese.

Il 44enne di Castel San Pietro, infatti, era stato head coach dell'allora Snaidero Udine durante la stagione di A2 2009-2010. Retrocessa malamente dalla categoria superiore (nella stagione precedente si alternarono Caja, Sacchetti e Blasone come allenatori, e una miriade di stranieri dentro/fuori dal roster), la società di Edi Snaidero decise di ripartire ringiovanendo il roster e assumendo come capo allenatore un trentacinquenne reduce da un'eccellente biennio a Sassari. Udine terminò la stagione in settima piazza, perdendo diverse gare per uno o due punti; ai quarti di finale dei playoff promozione fu eliminata, 1-3, dalla quarta della regular season (all'epoca la prima era automaticamente promossa, quell'anno fu Brindisi di coach Perdichizzi e Maurino Pinton; per la seconda promozione si affrontavano le formazioni terminate fra il secondo ed il nono posto). Ironia della sorte, fu la Fastweb Juniorcasale...

Era una formazione divertente: accanto a Donte Mathis (ex proprio di Casale), Demetric Bennett e CeeCee Harrison (gran bel tiratore) ricordo un signor rimbalzista come David Brkic e Gigi Dordei attorniati da un nugolo di giovani e giovanissimi: ceduto il Cigno Antonutti a Montegranaro, Cavina lanciò infatti Joel, Dada Pascolo, il Mago Maganza, il capitano di questi giorni Miki Ferrari e Ricky Truccolo.

Certamente più di qualcuno, abbagliato dal nome prestigioso di Max Menetti (ex Reggio Emilia) vedrà Demis come un ripiego: io la penso diversamente.

Cavina è stato sempre un ottimo manager di anime; diverso da coach Lino, certo, comunque uno di noi. Un friulano d'adozione (come in tre anni, peraltro, è divenuto anche Lardo) che riesce a trarre il meglio dai suoi giocatori.

Sembra Demis abbia voluto fortemente la GSA, nonostante da Pistoia amici toscani mi riferiscano di un contratto eccellente sottopostogli dalla The Flexx. La differenza? Probabilmente la programmazione.

Udine ha completato con Lardo step importanti e difficilissimi di crescita: uscire dalle pastoie della serie B; ritrovare l'entusiasmo della Udine baskettara, spento (ma covava sotto la cenere) da qualche anno di serie minori. L'A.P.U. ha prima mantenuto con agilità la categoria, poi raggiunto nella sua seconda stagione di A2 le F8 di Coppa Italia e i playoff in posizione invidiabile: quarta nella regular season, eliminata ai quarti confermandosi tra le migliori otto squadre della lega.

Menetti sarebbe stato un nome top: probabilmente non era convinto di rinunciare alla massima categoria (Avellino pare pronta a firmarlo per il dopo-Sacripanti) e ai miei occhi sarebbe significato sacrificare la progettualità, ricominciando da capo con una grande firma.

Dico questo mentre cerco di leggere fra le righe: per continuare con rispetto l'immenso lavoro portato a compimento da Lino Lardo, sarebbe servito un coach che raccogliesse il testimone lasciato dal loanese ed a cui non servisse troppo tempo per capire i meccanismi del sistema-basket udinese. Allora Martelossi; o Cavina, pensando che Cesare Pancotto, un altra figura perfetta, era in procinto di firmare per Montegranaro dopo che la Poderosa aveva giubilato con severità il bravo Gabriele Ceccarelli.

Cavina ha lavorato benissimo a Tortona, e quest'anno abbiamo visto quale livello i derthonesi abbiano raggiunto; nella stagione appena trascorsa ha portato una squadra non straordinaria a giocarsi i playoff fino alla penultima giornata. Ed all'ultima ha regalato alla GSA la post-season nella migliore posizione possibile.

Piccole cose: chiude la stagione imolese contro la propria futura squadra; questa, bianconera oggi ed arancionera allora, lo salutava con un 1-3 contro Casale e con lo stesso risultato, otto anni dopo, gli dà il bentornato.

Allora bentornato a casa, coach: attendendo quale roster Davide ed il Pres ti metteranno a disposizione.

 


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