Amarcord: 4.10.2012, la banda del Guido espugna la fortezza di Anfield
Pensando ad una notte magica in salsa bianconera, con l’immancabile sottofondo musicale di Edoardo Bennato a dare la carica, la mente non può che volare a quel 4 Ottobre 2012 in cui l’Udinese sfatò ogni pronostico andando a vincere ad Anfield Road, fortino di un Liverpool ormai lontano parente della meravigliosa squadra dominatrice in Europa negli Anni 70-80 ma ancora compagine di grande rispetto, dotata di grandi individualità tra cui Suarez e il capitano Steven Gerrard.
Dal Letame nascono i fior. Parafrasando De Andrè nella sua “Via del Campo”, va detto che l’Udinese arrivò alla sfida di Anfield come conseguenza della rovinosa sconfitta ai rigori contro il Braga nel preliminare di Champions che estromise i bianconeri dall’Europa dei grandi relegandoli appunto in Europa League. Pensando all’Udinese attuale, orfana di calcio europeo da ormai troppe stagioni, i livelli di nostalgia salgono alle stelle, nonostante questa partita sia stata giocata appena cinque anni fa.
Scelte opposte per i due tecnici. Ad Anfield non si può lasciare nulla al caso ed in virtù di ciò Guidolin mise in campo la miglior formazione possibile con il solo Basta fuori per infortunio (al suo posto Faraoni) e attacco affidato all’eterno Di Natale supportato da Armero e Pereyra. Di idee diverse fu Brendan Rodgers che con la Premier League come primo pensiero lasciò in panca i due fuoriclasse già citati, Suarez e Gerrard, mandando in campo una squadra ricca di seconde linee comunque di grande talento.
Inizio difficile. Quando entri in campo e il tuo pubblico ti intona “You’ll never Walk Alone”, almeno mentalmente, parti già sull’1-0. Il primo tempo è un vero dominio inglese, l’Udinese non gioca come al suo solito, si arrocca in difesa e le uniche sortite offensive sono delle verticalizzazioni per il troppo solo Di Natale intrappolato nella ferrea morsa costruita da Coates e Carragher. L’unico vero pericolo lo crea Benatia che di testa costringe Reina alla grande parata. E’ un fuoco di paglia perché il Liverpool gioca nella prima frazione un altro calcio infilando l’Udinese soprattutto sulla destra dove Downing è imprendibile. E’ proprio l’inglese al 23esimo a servire un cross perfetto per Shelvey che di testa trafigge l’incolpevole Brkic facendo esplodere la leggendaria Kop.
La genialità del Guido. La distinzione tra un bravo allenatore e un allenatore geniale la riconosci nel momento in cui, pur non avendo grandi individualità in panchina, riesci a stravolgere tatticamente una partita fin li a senso unico o quasi. Fuori l’impalpabile Armero e dentro Lazzari a dare ordine ad un centrocampo senza idee, ritorno al collaudato 3-5-1-1 che tante soddisfazioni aveva dato in passato. L’esito del match, fin li scontato è destinato a cambiare di li a poco.
Meno di un minuto. Trentuno secondi, tanto basta all’Udinese per riacciufare la gara. L’assist vincente è proprio di Lazzari che serve a Di Natale un pallone succulento che il numero 10 bianconero capitalizza al meglio battendo Pepe Reina e andando a festeggiare proprio sotto lo spicchio occupato dai supporters bianconeri, giunti sino a Liverpool in duemila e ancora ignari del sogno che vivranno di lì a poco. L’Udinese della ripresa è un’altra squadra e Rodgers è costretto a calare gli assi Suarez e Gerrard al posto dei non convincenti Henderson e Assaidi.
Giampiero Pinzi uno di noi. L’immagine più bella della partita la regala Pinzi al minuto 67. Nel tentativo di fermare Downing lanciato a tutta velocità sulla destra, il centrocampista bianconero si esibisce in uno spettacolare placcaggio stile SuperBowl che si rivela peraltro efficacissimo. Il sorriso di Giampiero mentre incassa il giallo dall’arbitro vale già di per sé il prezzo del biglietto, piccoli gesti che ci ricordano che prima di tutto il calcio è divertimento, spensieratezza, anche quando giochi di fronte a cinquantamila persone. Non avrà avuto la tecnica di Di Natale o la forza di Benatia, ma Pinzi era ed è uno di noi, con la sua semplicità e il suo impegno incondizionato per la causa bianconera, un impegno forse non ripagato a pieno vista una conclusione di carriera che poteva e doveva essere a tinte bianconere.
Il più incredibile degli epiloghi. Il calcio ci piace anche e soprattutto per le gioie inaspettate che riesce a regalare. E così, da una punizione di Totò sulla destra Domizzi mette in seria difficoltà Coates che finisce per segnare un gran goal di testa ma nella porta sbagliata, mandando avanti l’Udinese ora clamorosamente in vantaggio ad Anfield. Il Liverpool reagisce con rabbia ma dietro continua a sbandare paurosamente. Un minuto più tardi Di Natale si esibisce in uno show fatto di palleggi nel cuore dell’area Reds portandosi a spasso tre difensori e servendo un assist d’oro al limite dell’area per Pasquale che con un missile terra-aria sigla il terzo goal bianconero ammutolendo l’intero stadio in cui le uniche urla sono quelle dei tifosi friulani, testimoni oculari di un impresa che si sta concretizzando.
Fino all’ultimo secondo. Un uno-due del genere avrebbe steso anche il pugile più caparbio ma non il Liverpool che ha nel suo DNA imprese impossibili per i comuni mortali, un fattore che il Milan, per citarne uno, ha conosciuto benissimo in quella notte atroce di Istanbul. Williams appena entrato per Pinzi, stende in area Borini regalando un rigore sacrosanto trasformato alla perfezione da Suarez. Il quarto d’ora finale è un assedio di maglie rosse verso l’area dell’Udinese con i bianconeri trincerati davanti alla porta di Brkic. Suarez è indomabile, sfoggiando un talento che lo ha reso negli anni uno dei giocatori più forti del mondo. Prima costringe Brkic al miracolo, poi a colpo sicuro si vede respinto sulla linea il tiro del pareggio da Shelvey, maldestramente posizionato sulla traiettoria del tiro dell’uruguagio. Con l’Udinese alle corde ad esaltarsi sono i singoli, con Brkic che si trasforma in un muro umano e Danilo, gigantesco nella retroguardia, a tenere in piedi una fortezza ormai sull’orlo del collasso.
L’ultimo assalto è del solito Downing ma non porta a nulla, vince l’Udinese con pieno merito, là dove in passato vinsero solo tre tecnici del Belpaese, uno su tutti quel Bagnoli la cui impresa in Uefa nel 1992 è ancora ricordo indelebile nel cuore dei tifosi genoani. Una partita del genere per squadre più blasonate come Milan o Juventus significherebbe poco o nulla, ma per la centenaria storia dell’Udin questa rimane ad oggi la più grande impresa in campo europeo, in attesa di poterne scrivere altre, magari anche migliori.
LIVERPOOL-UDINESE 2-3 (1-0)
LIVERPOOL: Reyna - Johnson, Coates, Carragher, Robinson - Henderson (64' Gerrard), Allen, Shelvey - Downing, Borini (80' Sterling), Assaidi (64' Suarez). All. Rodgers.
UDINESE: Brkic - Benatia, Danilo, Domizzi - Faraoni, Badu, Pinzi (70' Pinzi), Pasquale - Pereyra, Armero (46'Lazzari) - Di Natale (85' Ranegie). All. Guidolin
ARBITRO: Johannesson (Swe)
RETI: 23' pt. Shelvey; 1 st. Di Natale; 25' st. Coates (autogol), 26' st. Pasquale, 29' st. Suarez
Maurizio Pilloni - TuttoUdinese.it