Del Pordenone che lotta e che spreca
di Alessandro Poli
Si parte da un semplice presupposto: se sei ultimo in classifica non puoi permetterti di sbagliare, specialmente a poche giornate dalla fine. Tedino questo lo sa, e prima della partita di ieri aveva infatti ricordato che se si vuole far risultato la grinta non è sufficiente, ma servono concretezza e cattiveria sotto porta. Ebbene un rigore sbagliato è l’esatto contrario della concretezza: un’occasione limpida per andare in vantaggio gettata al vento da un tiro di Lovisa che non è rigorista, e si vede debole e intuibile. Provate a chiedere alla nazionale di Mancini quanto costa un rigore sbagliato.
Senza dubbio vediamo ancora un Pordenone che non ci sta, che mette i bastoni tra le ruote alle grandi: e del resto ora non ha nulla da perdere, quindi ben venga che lo faccia. Un Pordenone che però senza il gioiellino Cambiaghi, proprio quel Cambiaghi che scaldava la panchina sotto la gestione Rastelli, non arriverebbe nemmeno a conquistare questi pochi, ultimi punti della stagione. Senza il 28 là davanti praticamente il nulla, ed è sempre lui a dover rimediare agli errori di una difesa ultimamente più attenta, ma che comunque rimane inadatta a un campionato di alto livello come la B.
Ora la sosta, poi le ultime sette partite, tutte ad aprile eccetto l’ultima che sarà il 6 maggio. Il Pordenone sta senza dubbio quanto meno ritardando il verdetto retrocessione, che verosimilmente arriverà a tre o quattro giornate dal termine. Ma è chiaro a tutti che questa squadra, in fondo in fondo, continua a non crederci e paradossalmente è proprio il molto impegno a dimostrarlo: impegno che non deriva da un ultimo barlume di speranza ma dal fatto di essere ormai già sostanzialmente condannati e voler dunque chiudere almeno con onore la bella e probabilmente storica avventura in B.
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Sabato 21 dicembre