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Un uomo solo

di Giacomo Treppo

Quando Paolo Di Bernardo ha chiamato a raccolta i tifosi dell’Udinese, per andare a protestare sotto il Palazzo del Comune a Udine, beh, ho pensato che fosse una cosa un po’ strampalata. Bella, giusta, ma non nel DNA dei friulani. La politica cittadina la ha fatta grossa, certo, e la ha fatta grossa anche l’Udinese, che in questi giorni preferisce rimanere in silenzio perché ha capito che ha altri problemi, più urgenti, da risolvere. Così lui, un uomo solo, un furgone e dei cartelli scritti senza troppe pretese estetiche, si è presentato sotto le finestre del sindaco Honsell per una dimostrazione pacifica. Per una protesta più che giusta, condivisa.

Si sa, la politica si approfitta del popolo. Non è retorica anarchica. E’ la realtà… fare politica è come fare impresa. Si monta uno spettacolo, si promette un mondo diverso e migliore e, una volta eletto, si inizia a camminare sulle zampe posteriori (ogni riferimento a G. Orwell è puramente voluto) paventando il senso della responsabilità. Udine è civile, sonnolenta, lascia passare le cose. Se ogni singolo tifoso contro la vendita del nome Friuli fosse stato sotto le finestre del sindaco, non sarebbe bastato tutto il corpo di polizia di Udine a fermare la protesta. Ma a Udine non funziona così. E difatti c’era un uomo solo, un uomo con tatuato un Gandhi sul braccio, che professa discipline e saggezze orientali, e che ha voluto combattere con l’arma della protesta pacifica la sua (la nostra…) personalissima battaglia.

Ai presenti nel centro cittadino, la scena sarà sembrata tratta da un film di Kusturica, surreale. Invece era realtà. Versioni contrastanti sono state espresse su quello che è successo dopo, a noi non interessa, speriamo solo che tutto si sia risolto in una bolla di sapone. Quello che ci preme è che nella querelle Stadio Friuli - Dacia Arena, il Comune di Udine ha dimostrato pochezza, non politica (non me ne intendo e mi auguro che Honsell amministri al meglio la cittadina friulana), ma civile ed etica. Il tutto per il vil denaro. Che la distanza fra politica e società si sia acuita negli ultimi anni è cosa risaputa, alle classi sociali ed economiche si stanno sovrapponendo le classi di privilegi. Ma che l’Udinese continui in questa idea, poco condivisa da parte dei tifosi, quello sancisce una frattura che sarà difficile da saldare. Un tempo l’Udinese era una società di calcio gestita come un’azienda, un vanto da esportare. Oggi pare essere un’azienda e basta. Siamo nelle mani del marketing...

E la nostra solidarietà va a quel Paolo tartassato da multe e ai vigili urbani che si sono ritrovati a risolvere problemi non loro. Chissà , magari... se fosse andato a protestare su un furgone della Dacia...

Viva il "Friuli".

 


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