Udinese, Zaniolo a DAZN: “Sono un Nicolò nuovo; a Udine per ritrovare il sorriso e la voglia”
Un Nicolò nuovo, diverso da quello che era a Roma. È così che si auto-definisce Zaniolo, mentre si racconta a cuore aperto ai microfoni di DAZN. Un Nicolò sorridente, che sembra aver trovato una serenità che ultimamente mancava. Ed è proprio lui a confermarlo: "Sono più sereno, diciamo che in passato ero sempre a rincorrere il top, ero sempre molto stressato, a cercare la perfezione, a cercare sempre di strafare. Adesso ho trovato anche un equilibrio fuori dal campo che mi permette di essere tale. Ho una famiglia stupenda, un bambino stupendo che mi riescono a fare staccare la testa dal campo alla vita normale, che è quello in cui prima magari facevo un po' più fatica. Quindi adesso penso che l'equilibrio sia questo".
"Quando vai in campo, che tu abbia giocato bene o che tu abbia giocato male, e torni a casa e c'è tuo figlio che ti sorride ti passa tutto a prescindere che sia una bella o brutta cosa e quindi anche quella è una cosa secondo me bellissima, cioé tornare a casa e staccare completamente tutto, pensare a lui, dedicarti alla tua famiglia, alla tua ragazza e quindi diciamo che ci sono due mondi. C'è il mondo professionale e quello della vita privata e quindi penso sia importante avere un equilibrio giusto e le cose del campo non portarle in casa. Io adesso ci sto riuscendo in questo"
Un figlio in arrivo e uno che riempie quotidianamente la vita del 10 bianconero, che segue spesso il suo papà allo Stadio e che, chissà, magari seguirà le orme lasciate da nonno Igor prima e papà Nicolò poi: "A lui piace molto il calcio, viene sempre allo Stadio a vedermi con la mia maglia e quando non faccio gol si arrabbia un po' con me però per fortuna lo sto facendo felice ultimamente e poi se gli piacerà il tennis, il calcio o il basket è ancora piccolo per scegliere ma non sarò io di certo a dirgli quello che deve fare"
Un esordio speciale, quello di un Zaniolo appena diciottenne in maglia della Roma. Al Santiago Bernabeu, contro il Real Madrid. Un destino già segnato, tanta pressione da gestire. Un po' come quella che stanno vivendo due giovani prospetti italiani, Francesco Camarda e Pio Esposito: "Diciamo che quando sei giovane e vieni catapultato nel mondo dei grandi, magari hai poca esperienza alle spalle e fai magari le prime prestazioni buone, i primi gol, è logico che ti senti un po' più di quello che sei veramente. Io ho fatto questo sbaglio, l'ho detto anche poco tempo fa, a Roma e mi sono sentito di più di quello che realmente ero..perché poi alla fine se tu non hai esperienza, non sai come passare dei momenti, perché poi lì quando succede che fai doppietta con il Porto negli ottavi di finale di Champions con l'Olimpico pieno torni a casa a 19 anni che hai i piedi che sono due metri sopra la terra quindi è quello forse lo sbaglio che un ragazzo non deve fare ma che capisco che possa fare, perché comunque a 19 anni quando tutti parlano di te è difficile tenere i piedi per terra, sfiderei chiunque".
"Però naturalmente bisogna avere la famiglia, le persone giuste alle spalle, avvicinarsi e avere un cerchio molto stretto di persone che c'erano già prima e non che vengono dopo di quello che fai, che non stiano con te per convenienza ma perché ti vogliono bene. Un consiglio che posso dare a Camarda e Pio Esposito è che sono dei grandi calciatori e lo stanno dimostrando e di stare con le persone che gli vogliono bene veramente e di fidarsi di quelle persone lì".
Pochi dubbi su chi siano le persone speciali per lui: "Mio nonno, mio papà, mia mamma, la mia ragazza, mio figlio...la mia famiglia, sono loro. Ci sono poi i miei amici, Francesco che è di Spezia e con cui andavo a giocare all'oratorio quando avevo 4/5 anni quindi sono queste le persone che alla fine ti rimangono...L'ho vissuto anche in prima persona io, quando le cose vanno bene hai trecentomila persone accanto che ti osannano e ti scrivono, poi quando le cose non vanno bene piano piano le persone diminuiscono e alla fine rimangono solo quelli che ci sono sempre stati".
"Quindi alla fine è questa la lezione più importante che ho capito. Ma è anche la normalità che un papà, una mamma, stiano sempre con il figlio qualsiasi cosa faccia. Quindi sono molto legato a loro perché comunque mi hanno dato tutto e mi stanno continuando a dare tutto e io per loro darò sempre tutto".
Due crociati nell'arco di pochi mesi, un percorso travagliato. Ma Nicolò non ha mollato mai: "Diciamo che quando mi sono rotto il ginocchio la prima volta, contro la Juve all'Olimpico..in quel momento lì mi sentivo molto bene, ero in grado di fare qualsiasi cosa in campo in quel momento ed è stata una bella botta quando mi sono fatto male. Il primo infortunio, comunque, diciamo è stata una cosa nuova, ho detto 'ok va bene, nel calcio ci sta, fa parte del gioco'. L'ho presa un po' con filosofia. Il secondo, invece, è stato duro perché nel frattempo ero rientrato bene dal primo facendo anche gol contro la Spal, stavo bene ero anche tornato in Nazionale nella sosta di agosto"
"E nella partita contro l'Olanda mi sono rotto il sinistro e lì è stata veramente una botta molto forte, non nascondo che per una settimana o dieci giorni non volevo neanche operarmi, non volevo parlare più di ginocchio. Sono rimasto in casa senza rispondere a nessuno al telefono e poi piano piano ho metabolizzato la cosa da solo. Ho dovuto ricominciare tutto, sono stato fermo un anno intero...però io penso che questi infortuni che ho avuto mi hanno fatto crescere dal punto di vista professionale, perché comunque prima la palestra la vedevo come un po' una perdita di tempo, ci andavo tanto per...Adesso invece non posso non andarci, perché sennò allenamento non lo posso fare. Quindi diciamo che mi hanno fatto crescere un po' anche su quel lato li. Se li prendi dal punto di vista giusto, gli infortuni ti possono fare crescere. Quindi mi sento cresciuto anche su quel lato".
Un periodo difficile, che ha superato soprattutto grazie all'amore di chi aveva accanto: "Mi aggrappavo all'amore dei tifosi della Roma, mi aggrappavo all'amore della mia famiglia, alle persone che mi stavano vicino e di certo stare dodici mesi fuori dal campo tutti i giorni a vedere i tuoi compagni che vivono lo spogliatoio, vivono la partita, l'ansia, la tensione...quello mi mancava molto, quindi andavo al campo e diciamo ci stavo male. Erano in totale 18 mesi tra un infortunio e l'altro, quindi ci sono stato veramente male. Poi per fortuna non ho mollato e ora sono qua".
Sul suo percorso di vita e di crescita: "Ognuno ha un percorso di vita personale. Adesso, sarò onesto, non mi sento ancora maturato al 100% perché le mie cavolate ancora le faccio, sono umano. Se tornassi indietro, tante cose che ho fatto ora capisco perché mi dicevano di non farlo. Ora però ho il mio percorso e sono felice di aver fatto i miei sbagli, perché senza quelli magari non sarei quello che sono adesso. Naturalmente se tornassi indietro non lo rifarei, ma vuol dire che doveva andare così".
E sulla Roma è un suo possibile ritorno lì, ha così parlato: "Mio figlio e la mia ragazza sono di Roma, io sono legatissimo alla Roma, poi Roma è una città stupenda, bellissima. L'esultanza con l'Atalanta forse non la rifarei, stavo passando un periodo brutto, giocavo poco, non mi ero ancora sbloccato in campionato e diciamo che è stata un esultanza che se mi ricapitasse non la rifarei e chiedo scusa a tutte le persone che si sono sentite chiamate in causa e offese..Le capisco, però si sbaglia nella vita e sono qua per chiedere scusa. Poi non si sa mai in un futuro cosa può succedere".
Zaniolo ha portato la Roma a vincere un trofeo dopo quasi quindici anni, la Conference League guidati da Moruinho. Un ricordo che fa ancora un certo effetto sul ragazzo: "La Roma non vinceva da tanto un trofeo e tutta quella stagione abbiamo lavorato ogni giorno per arrivare in finale e vincere quella Conference.Ci siamo riusciti poi con il mio gol in finale e io ancora adesso ce l'ho nel cuore e lo porterò nel cuore per tutta la mia vita, è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Poi il giorno dopo andare a festeggiare con tutta Roma con il pullman scoperto è stato emozionante".
Oggi Zaniolo veste la 10 di Totò Di Natale...A Roma, però, in caso di proposta non avrebbe mai accettato quella di Francesco Totti: "Non me l'hanno mai proposta ma io non l'avrei mai presa, perché Totti è Totti e a Roma Totti è intoccabile. Per quello che ha fatto, per le scelte di vita che ha fatto, per Roma in sé e per sé, ma anche per tutta Italia, per tutto il Mondo Totti è un fenomeno, una leggenda, un campione e quindi non ho mai pensato minimamente di prendere la dieci, anzi..Se me l'avessero proposta avrei detto subito di no".
Il rapporto con Mourinho: "Ci sentiamo ogni tanto...Quando era al Fenerbache e io al Galatasaray ci siamo un po' scritti, siamo rimasti in contatto. Lui ha conosciuto la mia famiglia, mi chiede sempre come sta mio papà, come sta mio figlio. C'è un bel rapporto, poi il mister è una grande persona, non devo essere io a dire quello che è stato. È stato veramente incredibile essere allenato da lui e ho imparato veramente tanto di quello che lui è.
ci è capitato di parlare della finale, un giorno che è rimasto nel cuore anche a lui. Un giorno che ricorderemo per sempre tutti, una giornata felice".
Ora Zaniolo è a Udine, a caccia di una rinascita, di una nuova vita...Di rivincita: "Sono molto felice di quello che sto facendo, di quello che stiamo facendo. Il mister e lo staff si sono subito messi dietro di me a darmi una mano, a incoraggiarmi, anche quando con il Cagliari ho sbagliato quel gol a porta libera...Sono contentissimo qui e spero di continuare così".
"In quel gol sbagliato contro il Cagliari c'era quell'ansia, quella poca lucidità sotto porta che hai quando non segni da un po' e hai davvero tanta voglia di farlo. Penso che se mi capitasse adesso probabilmente la butterei dentro perché sono in fiducia quindi diciamo che è stata una brutta domenica quella perché con quel gol lì avremmo preso i tre punti, poi per fortuna con la Cremonese mi sono rifatto".
"Io mi sento un Nicolò diverso rispetto a quello che ero a Roma e prima degli infortuni, naturalmente non sono ancora adesso al 100%. A Roma pensavo meno e andavo più d'istinto, ora mi sento un giocatore diverso, che gioca per la squadra, che cerca di fare la scelta giusta...Mi sento un giocatore migliorato".
Contro l'Atalanta in casa, un esultanza potente dopo il gol vittoria: "Non è stata tanto pensata..Era una partita tesa, equilibrata e serviva lo spunto di qualcuno in quel momento per sbloccarla e le partite così complicate si basano sugli episodi. Mi è venuta fuori d'istinto quell'esultanza, mi è piaciuto farla e l'ho fatta".
"A Udine siamo tutti ragazzi che si vogliono bene l'uno con l'altro, non c'è invidia, c'è la pura e sana competizione come è normale che sia ma tutti noi remiamo dalla stessa parte per portare a casa i punti e per portare un altro questa squadra e questo club. Siamo tutti amici, bravi ragazzi che lavorano bene e grandi professionisti".
"L'Udinese mi ha dato una possibilità bellissima, incredibile. Mi ha dato fiducia, mi ha reso parte integrante di un gruppo, di un progetto ed è quello che avevo bisogno, di sentirmi esattamente così. Devo solo ringraziare questa squadra, questa società, questo staff di avermi dato questa possibilità e spero di ripagare questa fiducia".
E su Totò Di Natale ha così parlato: "Di Natale non l'ho sentito..Lui è un gran campione, un fenomeno, qua ha fatto la storia e ancora adesso ne parlano tutti. Mi accontenterei di fare la metà o un terzo di quello che ha fatto lui qua, quindi devo solo che applaudire la carriera che ha fatto e il giocatore che è stato".
Come colonna sonora della sua carriera sceglie la canzone Sono sempre i sogni a dare forma al mondo di Ligabue...E un mondiale con l'Italia?
"Si, qualsiasi giocatore risponderebbe di sì. So però che per andarci devi continuare così ma non deve essere un chiodo fisso. Il mio chiodo fisso deve essere la domenica con l'Udinese..Se poi farò quello che sto facendo, sogno e spero di arrivarci a giocare il mondiale perché è una competizione che unisce poi tutti i tifosi assieme e sarebbe davvero fantastico arrivare al Mondiale".
Il suo esempio più grande, comunque, è e sarà sempre papà Igor: "Mio papà è il mio esempio, è quello che io vorrei essere da grande. Di consigli me ne dà tanti e sono sempre stati giusti...Mi dice sempre di non mollare, perché comunque prima o poi il calcio ti dà sempre una rivincita quindi devi solo aspettare il tuo momento, lavorare e non mollare mai. Prima o poi riuscirai sempre a dimostrare quello che sei veramente"
Uno Zaniolo cresciuto, quindi, cambiato ma soprattutto felice di quello che è e con un obiettivo ben chiaro: "Ho 26 anni e sembra che gioco da 20...Ma sono ancora giovane, ho vissuto una marea di cose, ho passato una marea di cose, ho vinto una Conference League, ho giocato in club importanti. Mi sto divertendo ora e sono felicissimo di quello che ho fatto e non vedo l'ora di vedere come sarà il futuro".
"A me non interessa cosa pensa la gente. Noi siamo professionisti e siamo sempre sotto la critica, l'importante è che io piaccia alle persone che ho vicino e a cui voglio realmente bene. Il mio obiettivo principale quest'anno è tornare a sorridere e divertirmi mentre gioco a calcio che era un po' quello che mi mancava. Se tutto questo si avvererà, poi le qualità tecniche ce le ho e posso divertirmi".