Udinese, Di Natale: "Dissi di no alla Juve perché il legame con i tifosi era troppo forte"
Durante l'intervista a Tuttosport, Totò Di Natale ha ribadito il suo amore per Udine e per l'Udinese. La conversazione si è poi concentrata sulla grande ammirazione dell'ex numero 10 per Luciano Spalletti, suo allenatore ai tempi di Empoli e Udine. Alcune osservazioni sulla Nazionale e delle dichiarazioni sul suo futuro chiudono l'intervista, ecco di seguito l'estratto completo:
Cosa ti ha fatto legare così tanto a Udine all'Udinese da farti rifiutare una squadra di spessore come la Juventus?: "Sono sempre stato molto legato ai tifosi e alla città. A Udine si vive bene, li sono cresciuto sia come uomo che come calciatore, ed è li che ho costruito la mia famiglia. Negli anni in cui giocavo io la squadra era molto forte, tanto da lottare ogni stagione per un posto in Europa. Sono sempre stato trattato dalla famiglia Pozzo come un figlio. Quando ci fu la possibilità di andare alla Juve, la volontà mia e della società fu quella di continuare insieme. E così abbiamo fatto. Della mia carriera non cambierei nulla, rifarei tutte le scelte allo stesso modo. Il mio sogno era di giocare in Serie A e di indossare la maglia della Nazionale. Fortunatamente sono riuscito a fare entrambe le cose".
Il legame che hai con Spalletti nasce da Empoli, passando per Udine e arrivando fino a oggi, che effetto ti ha fatto vedere trionfare il Napoli con lui alla guida, e cosa pensi di lui come guida tecnica per la Nazionale?: "Sapevo che il mister avrebbe vinto il campionato, è un grande allenatore, tiene al minimo particolare. Vederlo vincere con il Napoli è stato speciale. Il merito va a lui, allo staff e alla società: tutti insieme hanno svolto un lavoro eccellente. Il mister in grado di entrare nella testa dei giocatori e di mantenere sempre alta la tensione all'interno dello spogliatoio. La sua forza risiede proprio in questo: con lui i giocatori, sia che giochino o meno, sono sempre sul pezzo. Dopo varie le esperienze in Italia e in Europa, credo che questo fosse il momento giusto per allenare la Nazionale. Se lo lasceranno lavorare tranquillo, farà bene. Ne sono convinto".
Chi dovrebbe essere secondo te il centravanti titolare in Nazionale?: "Ci sono molte opzioni, e Spalletti chiunque sceglierà farà bene. Bisogna considerare che il calcio è cambiato, le squadre che giocano con la classica prima punta stanno via via diminuendo. In attacco ritroviamo prevalentemente giocatori di movimento e per il calcio di Spalletti è l'ideale: a Roma ha fatto fare a Totti la punta con ottimi risultati. Credo che far giocare Raspadori lì davanti sia una delle idee del tecnico, ma oltre a lui sono a disposizione Immobile e anche altri attaccanti. Sceglierà man mano, facendo giocare chi avrà le caratteristiche migliori per poter mettere in difficoltà l'avversario".
Quali incarichi vorresti ricoprire in futuro?: "L'intenzione è di continuare a lavorare come dirigente. Ho provato a fare l'allenatore ma ho capito che non faceva per me. Troppi pensieri per la testa, non riuscivo a godermi la famiglia, e così ho fatto un passo indietro. Qui al Donatello mi trovo davvero bene, spero che continueremo a scovare talenti che possano fare la differenza in Serie A".