Scuffet verso l'Atletico. Il pensiero di Alberto Cerruti (GdS)
Sempre più vicino il passaggio di Simone Scuffet all'Atletico Madrid. Sulla questione, nella rubrica "Tempi Supplementari" della Gazzetta dello Sport, ha detto la sua Alberto Cerruti, stuzzicato dalla critica di un lettore all'operazione tra Udinese e campioni di Spagna.
"Questa è la nuova, o peggio vecchia realtà del nostro calcio, figlia di una mentalità che nessuno riesce, ovuole, cambiare, malgrado la fallimentare spedizione azzurra in Brasile. Ammesso che servisse una ulteriore conferma, la Germania ha vinto il Mondiale schierando sei giocatori del Bayern Monaco, cui si è aggiunto l'uomo decisivo, Goetze, di appena 22 anni. E aggiungo che ben 7 elementi erano inizialmente già presenti a Città del Capo, nel Mondiale 2010, quando i tedeschi eliminarono l'Argentina di Messi, Higuain e Tevez con un terrificante 4-0. La programmazione e quindi la pazienza non abitano dalle nostre parti, perché tutti vogliono vincere subito, illudendosi che la caccia allo straniero, raramente di grande qualità e spesso di età avanzata, paghi più della crescita degli italiani, non necessariamente giovani.
I fatti, purtroppo, confermano che l'inversione di tendenza per il momento è una classica utopia. Scuffet che va in Spagna è una sconfitta per tutti, ma è una sconfitta anche l'addio di Gilardino, scaricato da Gasperini, perchè a 32 anni (4 meno del titolare tedesco Klose) l'ex campione del Mondo di Berlino poteva servire ancora non soltanto all'ultima Italia di Prandelli, ma soprattutto al prossimo Genoa o ad altre squadre di serie A. Le macerie del Brasile non devono seppellire nemmeno il ricordo del precedente trasferimento di Immobile al Borussia Dortmund, che non si può spiegare soltanto con il solito ritornello dei soldi. La Juventus, che lo aveva fatto debuttare in serie A cinque anni fa e deteneva metà del suo cartellino, ha preferito buttarsi sullo spagnolo Morata, dopo aver preso il 32enne francese Evra e intanto cerca di strappare all'Inter l'argentino Pereyra.
Di italiani nemmeno l'ombra e il discorso vale anche per le cosiddette 'grandi' che, in teoria dovrebbero offrire i migliori giocatori al ct di turno. La stessa Inter, che per tradizione recente è la più straniera,non si è smentita nemmeno con la nuova proprietà, guarda a caso anch'essa straniera: dall'Inghilterra ha preso il 32enne serbo Vidic, dalla Russia è arrivato il 24enne francese M'Vila, dalla Roma il 22enne braisliano Dodò e nel mirino c'è il cileno 26enne Medel. Identica musica al Milan, malgrado le promesse di Barbara Berlusconi, perché l'unico italiano nuovo è Inzaghi, cui sono stati affidati il 32enne brasiliano Alex e il 27enne francese Menez. E mi fermo qui perché il discorso potrebbe essere allargato a quasi tutte le altre squadre, con una comune e amara conclusione. La percentuale di stranieri scesa in campo nell'ultimo campionato (57,5) è sicuramente destinata a salire nel prossimo, ma nessuno fa, o promette di fare, qualcosa per l'immediato futuro, perché interessa più l'età del nuovo presidente federale che quella dei giocatori, o meglio ancora la loro nazionalità. Mentre in Turchia, dopo l'esclusione dal Mondiale, non a caso hanno deciso di ridurre a cinque il numero massimo di stranieri in campo. Senza però rinunciare a quelli in panchina, per fortuna di Prandelli..."