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Rieti, la prova che dopo aver toccato il fondo si può scendere ancora

di Alessandro Di Lenarda

Non è vero che dopo aver toccato il fondo si può solo risalire. Ci sono esempi che dimostrano il contrario e quanto accaduto nei pressi di Rieti è senza dubbio tra questi. L'ambiente che gravita attorno alla Sebastiani, già noto per la totale assenza di sportività sugli spalti e spesso di rispetto anche in altre zone del palazzetto, si è trovato questa mattina su tutti i media e giornali d'Italia, scrivendo una della pagine più buie del basket e dello sport italiano in generale. 

Non è passato nemmeno un mese dal quel 24 settembre che ha attirato l'attenzione del mondo cestistico nazionale sulla conferenza svoltasi al termine del match tra RSR e Avellino. Dopo il successo ospite nella prima giornata del campionato di Serie A2 un giornalista laziale, regolarmente munito di tesserino, si è rivolto al tecnico della squadra di casa Franco Ciani inveendo contro l'intero roster allenato dal friulano, creando un certo imbarazzo tra i presenti e tra tutti coloro che nei giorni seguenti hanno avuto sottomano la registrazione dell'accaduto. Un episodio isolato, non prevedibile e di certo non imputabile al club, certo. Chi conosce il mondo della Lega2, però, non ha potuto dirsi del tutto sorpreso che il tutto sia capitato proprio a Rieti.

A conoscere il tenore dei tifosi che si siedono sugli spalti del PalaSojourner sono invece i sostenitori e giocatori di APU e UEB Cividale, negli ultimi anni impegnate in varie sfide con la compagine laziale. La tifoseria della Sebastiani è da tempo una delle peggiori cartoline per questo sport nella categoria, nota al pubblico per l'aggressività nei confronti dei supporters ospiti e per l'assenza di sportività che accompagna i cori nel corso dei match casalinghi della RSR. Ma anche in un ambiente di questo tipo, tra i peggiori nella penisola, quanto è accaduto nella serata di domenica 19 ottobre non poteva essere pronosticabile.

Nell'assalto al pullman dei sostenitori pistoiesi avvenuto lungo la superstrada Rieti-Terni ha perso la vita Raffaele Marianella, 65enne dipendente della ditta di trasporti che avrebbe dovuto riportare in Toscana un gruppo di tifosi al termine di un incontro sportivo come tanti. Il colpevole dell'ingiustificabile atto di violenza è da ricercarsi tra una decina di tifosi della curva della Sebastiani, nascosti dietro al guardrail nei pressi di un bivio e pronti a un assalto mirato.

La vigliaccheria di queste persone è complice di un omicidio che non ha precedenti nella storia di uno sport, come quello della pallacanestro, che sta provando con le unghie e con i denti a non farsi risucchiare da quel vortice di violenza che è purtroppo ormai comune nel calcio a livello mondiale. A perdere la vita è ancora una volta un innocente, "colpevole" di essersi seduto nel punto preciso in cui il sasso ha sfondato la vetrata del pullman per poi scagliarsi come un proiettile sulla sua trachea. In una notte tetra per il basket italiano, la tifoseria di Rieti è ancora una volta la riprovevole protagonista.


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