Pozzo: "La nostra società sta bene. Noi cerchiamo i giovani. Le colpe per quest'annata sono..."
Un parón Pozzo deciso che l'Udinese è una grande squadra e che il modello organizzativo funziona, ma è purtroppo consapevole che l'annata non è stata granché. Le colpe? Secondo lui tutte della dirigenza. Ecco le sue parole a Radio anch'io: "La nostra società economicamente sta bene, noi cerchiamo i giovani e li facciamo crescere. Poi, quando un calciatore è maturato, lo cediamo: trattenere un giocatore che vuole andarsene è controproducente. La squadra di quest'anno è esattamente quella dello scorso anno più l'aggiunta di giovani talenti. Passiamo da ottime prestazioni come quella contro il Milan, ad altre inqualificabili come quella contro il Cagliari dove abbiamo preso tre gol senza spiegazione. E' una stagione nata male. Cos'ha reso difficile questa stagione? Il problema è mio e della dirigenza. La squadra è buona, l'allenatore è buono, lo staff e buono ma i risultati non vengono. Detto questo visto che è la dirigenza che fa delle scelte allora i problemi dipendono da noi. Tornando indietro forse faremmo scelte diverse. La società forse non ha saputo creare il giusto ambiente. Ogni anno siamo a smontare e rimontare il giocattolo. Capitali stranieri? Ben vengano, sono felice che anche il calcio italiano si stia aprendo, come dimostrano Inter e Roma. In Spagna c’e’ un’altra filosofia di gioco, assolutamente differente, un gioco propositivo, li’ non esiste il catenaccio. Ma a livello organizzativo, di Lega, di Federazione, rispetto all’Italia sono anni luce indietro. Io non mi preoccuperei. I soldi ci sono, i ricavi sono importanti, bisogna poi sapere dividere la torta. Se uno vuole mangiare piu’ di quello che c’e', allora bisogna aggiungere un altro pezzo di torta. Ma ci sono controlli che una volta non c’erano, la nostra organizzazione e’ invidiabile. Se il calcio perde, e’ perche’ qualcuno ha deciso di perdere. In Spagna, invece, rimane fregato non chi fa i danni ma chi li subisce. In Italia abbiamo rigore nei bilanci, se mancano 100 milioni li deve mettere chi quei soldi non li ha precedentemente dati, sono cifre vere e concrete. Calcio italiano in crisi? Ma basta diminuire gli ingaggi, nessuno obbliga nessuno a dare a un giocatore 10 milioni, non e’ che corre di piu’ di uno che ne guadagna. Il movimento calcistico italiano non va criticato, e’ ben controllato".