Muriel vs Udinese In ballo un record: la Dea per batterlo
Fonte: Gazzetta dello Sport
È una delle molte storie di amori mai nati che il calcio racconta: le speranze che diventano abbagli, le passioni che sconfinano in rancori, e quando capita di ritrovarsi riaffiorano ricordi. A volte rigurgiti di rimpianti per quello che poteva essere e non è stato. Luis Muriel ricorda, di sicuro: l’Udinese era, è stata, la società che aveva scommesso su di lui quando aveva 19 anni, l’aveva portato in Europa dalla Colombia, gli aveva offerto di crescere (Granada, Lecce) e poi di tornare. Fu un fuoco fatuo, per tutti. L’Udinese pensava di aver trovato il futuro erede di Di Natale, o comunque un degno successore di Alexis Sanchez. Muriel pensava di aver trovato una casa: dopo due stagioni e mezza capì che era stato un miraggio, anche se ancora non sapeva che in realtà era solo l’inizio di un tour non richiesto. In quattro anni e mezzo Genova, Siviglia, Firenze e adesso Bergamo: il luogo e la squadra dove fermarsi finalmente, ha detto la scorsa estate appena arrivato.
Quel gol a Bergamo Anche per questo ritrovare oggi l’Udinese è ricordare. Pure un gol, il primo con l’Udinese: fu a Bergamo contro l’Atalanta, perché il calcio non vive solo di amori spezzati, ma anche di strani incroci che poi un giorno nonsembranopiùcasuali.Era il 22 dicembre 2012, finì 1-1, gol suo e pareggio di Denis: dopo una frattura del perone, a Muriel sembrò di tornare avivere. E sicuramente tornò a volare, con quattro gol in cinque partite. E cinque li segnò nelle ultime otto di quel campionato che finì in gloria: furono tutte vittorie, e fu Europa League.
Quella rissa al Friuli E’ il bel ricordo che Muriel si porta dietro di Udine e dell’Udinese. Undici gol in campionato: ne ha fatti altrettanti, non di più, solo una volta con la Sampdoria. L’unica squadra con cui ha segnato contro l’Udinese, su rigore: ci scappò il gesto delle orecchie per rispondere ai fischi del Friuli e anche una mezza rissa, Danilo lo prese per il collo e la partita finì lì per tutti e due. Acqua del maggio 2017, dunque passata. Presente è invece la possibilità, per Muriel, di superare quel limite: 11 gol in un anno sono pochi, per un attaccante che ne ha nei piedi e nella testa (in tutti i sensi) non meno di 15. Tanto più da prima punta, come da adeguamento tecnico e tattico di Gasperini. Non perché lo consideri per forza alternativo a Zapata, e tanto meno perché oggi gli manca Zapata, «anche se - così ieri il Gasp - in attacco, di tutto il panorama, siamo la squadra più contata. Altro che abbondanza».
Il tormento del Gasp Ciò non toglie che Muriel «l’ho sempre visto così: per me deve giocare il più possibile vicino alla porta. Guardiamo il gol contro la Lazio: più gli portiamo la palla dentro l’area, più è micidiale. Ha una percentuale di realizzazione altissima in relazione ai minuti giocati, mi interessa che stia lì. In una partita così, che sarà anche fisica, l’assenza di Zapata si può sentire di più: conterà giocare bene tecnicamente, con molta qualità». E Luis, che quanto a qualità non ha molto da invidiare a nessuno, «dà segnali di condizione e tenuta superiori rispetto a qualche settimana fa».I numeri non mentono: con cinque gol già segnati in sei partite (solo due da titolare) non pensare di poter frantumare quel tetto di 11 sarebbe una rinuncia. Come sarebbe una debolezza il considerare i tanti gol presi un prezzo da pagare per forza, per la trazione anteriore che l’Atalanta ha ormai nel suo dna. Ancora Gasperini: «Io preferisco rimarcare i gol segnati-tanti, e non sarebbe così scontato - piuttosto che quelli subiti, ma questo problema ce lo trasciniamo da inizio stagione e dobbiamo rimediare: quando siamo in vantaggio, e potremmo stare un po’più bassi, più accorti, siamo meno bravi di quanto attacchiamo. Dentro l’area abbiamo meno capacità di difendere, non abbiamo dato mai la sensazione di essere solidi: in passato se scappavamo era dura riprenderci, il paradosso di oggi è che la situazione migliore per noi diventa dover recuperare uno svantaggio».