Lettera aperta di Giuliana Linda Pozzo al presidente della Provincia, Fontanini
Fonte: udinese.it
Egregio Presidente,
tra le tante riflessioni e pensieri che hanno alimentato in questi giorni il vespaio delle polemiche sull'argomento Nuovo Stadio, mi sono imbattuta anche nel Suo intervento su un giornale locale. Leggendo le parole pubblicate, sono rimasta colpita. In maniera più o meno diretta, accusa l'Udinese di voler mancare di rispetto "a questa terra" e al "suo popolo che ha contribuito finanziariamente alla realizzazione dell'impianto". Insinuazione a dir poco irriguardosa nei confronti di chi, da trent'anni, assicura all'Udinese il proseguimento del suo percorso di vita iniziato nel 1896. Irriguardosa perché la scelta convinta di concentrare tutti gli sforzi sulla ristrutturazione dello Stadio, ha comportato la rinuncia a seguire altre strade che sarebbero state meno dispendiose e più agevoli e rapide da percorrere. Non abbiamo mai considerato l'idea di abbandonare lo Stadio Friuli, proprio per il rispetto di ciò che questo Stadio rappresenta per la nostra terra. Ma se oggi questo Stadio si è assicurato una vita lunga almeno novantanove anni, lo si deve all'Udinese Calcio.
Mi stupisce che proprio Lei non abbia fatto questa riflessione prima dare fiato alle stampe. Stupisce perché da ex sindaco di Campoformido dovrebbe ricordare che proprio dalle comunità di quelle aree, giungevano le sollecitazioni a costruire un nuovo impianto, invitandoci ad abbandonare al proprio destino lo Stadio Friuli. Questa sì che sarebbe stata una mancanza di rispetto. Se avessimo scelto la strada più agevole, cosa ne sarebbe stato dello Stadio Friuli?
Non crede che questa società abbia dimostrato di rispettare il "popolo friulano" e "questa terra" sottraendo un bene pubblico al sicuro declino (per utilizzare un altro passaggio del suo intervento), al degrado e all'abbandono? Se fossimo scappati, oggi l'Udinese avrebbe uno stadio nuovo altrove, mentre l'attuale sarebbe un pesante fardello per le casse comunali e dunque per i cittadini.
Invece oggi, il Nuovo Stadio ci rende orgogliosi perché siamo riusciti a mantenere la sede storica del suo insediamento; il cantiere ha dato la possibilità ad imprese e lavoratori friulani di essere impiegati; la Città di Udine e il Friuli vengono costantemente citati come il luogo dove un imprenditore è riuscito con tenacia, abnegazione e lavoro a realizzare un'opera che rappresenta un'opportunità per il territorio. L'Udinese e il Nuovo Stadio creano occasione per parlare del Friuli, per diffonderne la propria identità e l'immagine di un popolo fatto di gente laboriosa, motivata e capace.
Quanto al riferimento al ricordo delle vittime del tragico sisma del 1976, ritengo che anche Lei sia caduto nell'errore di strumentalizzare una pagina dolorosa della nostra storia per giustificare la Sua posizione. La denominazione Stadio Friuli, infatti, come risulta dagli atti comunali (delibera di consiglio comunale del 3 marzo 1978), fu attribuita in quanto venne riconosciuto "uno stadio a servizio della comunità regionale", non un simbolo del ricordo delle vittime del terremoto. Anche in quella occasione si sviluppò un dibattito, ma sull'opportunità di intitolare lo stadio ad Alfredo Foni. Il rispetto per le vittime del terremoto è una cosa seria, non merita di essere banalizzato e strumentalizzato e ci sono forme e sedi più opportune per osservarlo.
L'Identità e la friulanità non si tutelano a parole, servono azioni concrete. Il nostro stadio assicurerà lavoro sul territorio, opportunità di sviluppo per le imprese, sarà "uno stadio al servizio della comunità regionale", così come richiamato nella citata delibera consiliare. Non in ultimo, consentirà di immaginare un futuro sportivo che autorizzi a modificare gli obiettivi minimi stagionali della squadra. Non è forse rispetto tutto questo?
A questo punto si chiederà perché ho scelto di rivolgermi a Lei, tra i tanti di cui in questi giorni ho letto pensieri e riflessioni. L'ho fatto perché, nonostante sia passato molto tempo, non ho dimenticato quando l'Udinese Calcio fu ben lieta di accogliere le sollecitazioni dei Suoi sponsor politici, che caldeggiavano un invito alla festa per il ritorno in Serie A per consentirLe, da neo-eletto presidente della Regione, di consolidare e aumentare la popolarità mostrandosi al fianco di una realtà vincente. Non mi sarei aspettata proprio da Lei un intervento che accusa l'Udinese di mancanza di rispetto. Da Lei che quando ha avuto l'opportunità di godere della scia positiva dell'Udinese per trarre vantaggio e consensi non ha esitato a farlo.
Come recita un vecchio detto friulano, "Cjacarâ cence pensâ, al è tant che trai cence smicjâ".
Giuliana Linda Pozzo