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Lazio-Udinese 1-0, LA MOVIOLA: certe squadre hanno il potere di influenzare le decisioni arbitrarli

di Stefano Pontoni

La Lazio ci batte di misura all'Olimpico. Come? Grazie all'aiuto dell'arbitro, anzi più precisamente dell'assistente di porta. Il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio, con due squadre che hanno giocato ad annullarsi, poi eccolo comparire dal nulla l'episodio che stravolge il corso degli eventi. Siamo al minuto 72', sullo stop di Ciro Immobile, Ali Adnan sembra sfiorare la palla con la mano. A primo impatto, dai replay, il tocco non sembra esserci. Dopo il centesimo replay poi si riesce a notare che il braccio dell'iracheno forse lambisce leggermente il pallone: guardando attentamente la sfera si può osservare come la traiettoria assuma un andamento differente. 

Un tocco allora sembra esserci ma è punibile con la massima sanzione? Ovviamente, per regolamento e non perché lo diciamo noi, no. Adnan infatti non aumenta il volume del corpo, non ostacola Immobile, nè tanto meno gli toglie il pallone con il suo tocco. Tocco completamente involontario e quindi non sanzionabile.

Rigore inventato, arrivato grazie anche alle proteste dell'attaccante laziale che intimoriscono il giudice di porta che poi convince Pairetto, reo di non aver visto nulla, a fischiare questo rigore decisivo da tre punti. Mettiamo la mano sul fuoco che a parti inverse un penalty così non sarebbe mai stato fischiato. In Italia però, si sa da anni, certe squadre hanno il potere di influire sulle decisioni arbitrarli. Non è una novità, a pagare siamo sempre noi. 

Che voto dare all'arbitro e ai suoi colleghi? Zero. 


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