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La panchina di Mazzarri traballa, sullo sfondo c'è l'ombra di Stramaccioni

di Stefano Pontoni

Walter Mazzarri in questi giorni sta attraversando uno dei periodi più delicati da quando s'è cimentato nel ruolo di allenatore. Contestato pesantemente dai suoi tifosi in settimana durante la sfida di Europa League contro il Qarabag, il tecnico dell'Inter dopo il pesante poker incassato in casa col Cagliari è incappato domenica sera in una sconfitta ancora più dura. I tre gol subiti contro la Fiorentina, squadra in grado di blindare la partita fin dai primi minuti, sono il simbolo di una squadra fuori forma e senza identità, arrendevole quanto basta per permettere ai padroni di casa di giocare al risparmio per tutta la ripresa senza mai rimettere in discussione il risultato.
Preoccupante almeno quanto la partita le parole di mister Mazzarri a fine gara. Da sempre pronto a difendere senza mezzi termini le sue squadre, il tecnico subito dopo la gara ha ammesso come mai accaduto in precedenza che i problemi sono tanti e non è più possibile nasconderli, salvo poi trincerarsi dietro una lunga serie di 'Meglio che non rispondo...' quando gli veniva chiesto di analizzare le cause delle difficoltà quantomeno inquietanti per i tifosi all'ascolto.
Già, perché come sottolineato dallo stesso allenatore i problemi in casa nerazzurra sono diversi e palesi, ma il problema principale è che in questo periodo non si vede soprattutto una via d'uscita. Non sembra esserci una guida ferma in grado di traghettare la squadra fuori da questo impasse. Giustificata la passata stagione anche'essa deficitaria con attenuanti come il movimentato cambio di società e le evidenti lacune della rosa, Mazzarri era chiamato in questa stagione a far fare un netto salto di qualità alla sua squadra, anche alla luce di un mercato estivo che ha visto l'arrivo di ottimi interpreti per le sue idee di gioco come Vidic, Medel, Dodò, M'Vila e Osvaldo e hanno permesso all'Inter di partire ai nastri di partenza come la più autorevole candidata insieme al Napoli per la conquista del terzo posto.
Dopo sei giornate, invece, gli interrogativi alla Pinetina sono ben altri. Più che il terzo posto preoccupa l'incostanza di rendimento della squadra ben rappresentata dal decimo posto attuale. Non solo l'Inter finora non ha fatto alcun salto di qualità, ma ultimamente sembra aver perso anche quello spirito battagliero che ha sempre caratterizzato le squadre di Walter Mazzarri.

In tutto questo Andrea Stramaccioni continua a prendersi la sua piccola rivincita. Da tutti additato come principale capro espiatorio dei problemi dell'Inter nella primavera del 2013, il tecnico romano ha trascorso un anno in religioso silenzio facendo parlare fatti che hanno evidenziato come i problemi nerazzurri fossero altri e ben suddivisi. Questa Inter non solo non sembra migliore di quella che Stramaccioni dopo un'ottima prima parte di stagione non riuscì più a guidare a dovere soprattutto a causa dei tanti infortuni, ma ora - beffe delle beffe - è cinque punti dietro a una Udinese nuova di zecca che ha proprio in Stramaccioni il suo timoniere. L'ex tecnico nerazzurro in Friuli ha trovato l'ambiente ideale per ripartire, ma è chiaro che non dimentica la sua avventura in nerazzurro e - forte del legame col ds Piero Ausilio - spera un giorno di tornare alla guida di quell'Inter che Mazzarri sta portando avanti tra mille incertezze. "E' normale che ci sia l'ambizione di tornare in futuro una squadra importante, anche se pure l'Udinese lo è - ha detto Stramaccioni -. Sto bene qui, ma rispondo con una battuta che ho fatto ad Ausilio dopo il rinnovo fino al 2017: 'Piero, allora a questo punto in futuro mi riporterai all'Inter.'" Più diretto di così...


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