L'Albo degli striscioni è un flop: solo quattro tifoserie hanno aderito. C'è l'Udinese
Fonte: repubblica.it
Volevano portare la burocrazia in Curva, per evitare, da un lato, la comparsa di scritte violente sugli spalti. Dall'altro, per facilitare la vita alla componente "sana" delle tifoseria. Eppure, a due anni appena dalla sua introduzione, l'Albo nazionale degli striscioni sembra un progetto già fallito. Fiorentina, Udinese, Sassuolo e Parma infatti, sono le uniche quattro tifoserie di serie A che per la stagione in corso hanno aderito all'iniziativa introdotta nel 2012 dall'Osservatorio per le manifestazioni sportive. L'obiettivo era censire i gruppi organizzati, autorizzando l'ingresso negli stadi per l'intera stagione (anche in trasferta) esclusivamente ai banner presenti sull'elenco.
"Non ci voleva molto a capire che sarebbe stato un flop - afferma Lorenzo Contucci, avvocato penalista e difensore di molti ultrà italiani - Si è voluto porre un freno alla fantasia del tifoso, con il risultato che allo stato attuale gli striscioni degli ultrà entrano ugualmente, mentre sull'albo sono pubblicate solo poche fotografie dei banner dei club, che storicamente identificano i tifosi più mansueti. E allora, non era meglio affidarsi a una semplice indagine di polizia invece di complicare ulteriormente la vita ai tifosi?".
Scorrendo l'elenco dell'osservatorio, tra i 58 gruppi appartenenti alle quattro tifoserie di Serie A che hanno sposato l'iniziativa inviando a inizio stagione la foto del proprio striscione, si scopre che solo il "Settebello viola" è una sigla ultrà, tutte le altre (35 sigle della Fiorentina, 4 del Parma, 11 del Sassuolo e 8 dell'Udinese) fanno riferimento ai club delle tribune. Lo stesso spicchio di stadio dove siede anche il piccolo Filippo, lo ricordate? È il bimbo interista che a San Siro chiese con uno stendardo ai suoi beniamini di vincere, "altrimenti domani a scuola mi prendono in giro", recitava il cartello. La partita in questione era Inter-Bologna del 17 febbraio 2012. L'Albo degli striscioni non era ancora entrato in vigore e i bambini erano liberi di esprimere la propria fantasia.