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FOCUS TMW - Udinese, servono plusvalenze. O mettere mano al portafogli

di Davide Marchiol
Fonte: www.tuttomercatoweb.com

L'Udinese cresce nel fatturato. Quasi esponenzialmente, verrebbe da dire, perché passa da 73,7 milioni di euro del 2016 a 107,5 nel 2017, soprattutto per effetto delle plusvalenze. Sono ben 36 i milioni (+23) che arrivano da lì più altri 12,6 di bonus vari già inseriti nei contratti di giocatori già ceduti. L'Udinese ha deciso di pagare in anticipo un extra budget di tasse, altrimenti l'attivo sarebbe stato alto, invece di un sostanziale pareggio con un meno un milione di euro. L'anno scorso il buco era di 27.

I DIRITTI TELEVISIVI - 39,6 i milioni di euro che provengono dalle televisioni, su un fatturato netto - cioè senza plusvalenze né bonus derivanti dalle cessioni di altri calciatori - di circa 60. Vuol dire che il 66% circa dei ricavi della società bianconera arrivano dalle tv e, come il Torino, deve loro molto della propria indipendenza economica.

I COSTI - Continuano a esserci ammortamenti per lo stadio, molto onerosi, più mutui con le banche e con il Comune. Insomma, l'Udinese sta facendo uno sforzo poderoso per cercare di mantenersi in A, mantenendo però gli stipendi in un'ottica abbastanza sostenibile: 33,4 milioni di euro, praticamente pari agli ammortamenti di 32,9. I costi per i servizi sono di 24 milioni.

INDISPENSABILE SALVEZZA - L'Udinese potrà stare a galla solamente in due modi: continuare a eseguire plusvalenze, anche corpose, rimanendo comunque in Serie A. Oppure, per i Pozzo, mettere mano al portafogli e tentare di pagare, con mezzi propri, l'indebitamento che va estinguendosi nei prossimi anni. Chiaro che finché ci saranno ammortamenti l'allarme sarà rosso, ma quando arrivano plusvalenze come quelle di Meret e Jankto la situazione potrebbe essere più tranquilla. Senza plusvalenze, però, l'Udinese rimarrà sempre in difficoltà.


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