Dott. Di Pierri: "La gente non può guardare Coronavirus in tv 24 ore su 24, ma attualmente il rigore è l'unico strumento per contenere il virus"
Ai microfoni di Radio Bianconera, nel corso di ‘Stile Juventus’, è intervenuto il virologo torinese Giovanni Di Perri, per parlare non della squadra torinese, ma del virus: “Le misure prese sono giustissime, l’unico mezzo è il distanziamento sociale al momento. Le prospettive possono essere ottimistiche guardando il perimetro di Codogno, dove ieri si sono registrati zero casi. Dobbiamo considerare che se noi facciamo degli sforzi oggi e riduciamo le occasioni di contagio potremmo già iniziare a leggere dei risultati positivi tra sette giorni. Poi sarà molto delicata la fase in cui iniziamo a compiacerci dei risultati iniziali, lì dobbiamo mantenere lo stesso rigore comportamentale con cui questi risultati sono stati generati. Se abbassiamo troppo presto la guardia possiamo avere un reinserimento, quindi non dobbiamo farlo. Ci viene chiesto di stare tre settimane a casa mentre i nostri nonni hanno fatto la guerra, non mi pare eccessivo. Se applichiamo quanto in atto e il fenomeno dovesse attenuarsi, riaprire gli stadi sarebbe una follia. Io capisco il tifoso, chiediamo alla gente di stare in casa e in casa non si può guardare il Coronavirus 24 ore su 24. Però se si riuscisse a giocare a porte chiuse, con i giocatori estremamente controllati dal punto di vista medico, viaggiando con mezzi privati, secondo me potrebbe non essere una cattiva idea dal punto di vista dell’ordine pubblico riprendere le partite, darebbe sollievo alle persone. Però è l’unica ipotesi alla quale accorderei una possibilità, altrimenti è meglio che si stia tutti separati. La lettura di ciò che è accaduto in Cina era a disposizione di tutti. Forse qualcosa poteva anche essere anticipato, ma c’è da dire che un fenomeno così nessuno di noi l’ha mai affrontato, nemmeno la SARS o l’ebola hanno avuto questo tipo di contagiosità. Chi ha la mia età si ricorda del morbillo che era facilissimo da trasmettere e così succede adesso. Le misure in atto possono garantire un contenimento del contagio. In un Paese che all’inizio rifiutava ogni tipo di disciplina forse stiamo imparando”.