Dalla riunione del CONI emerge (finalmente) un'unica linea. Ma ora tutti devono adeguarsi
La strada è segnata. Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, quest'oggi ha indetto una riunione con tutti i presidenti della Federazioni, FIGC compresa, per tracciare una linea unica da seguire sulla prosecuzione delle attività sportiva. Una scelta saggia, per far capire a tutti che in questo momento la priorità è tutelare la salute pubblica ed evitare che ognuno guardasse solo al proprio orticello.
Una riunione utile, proficua. Dalla quale è emersa che le attività sportive sono sospese fino al prossimo 3 aprile e che, per ottemperare a questo punto, si attende adesso solo un Decreto Ministeriale che possa superare quello in corso di validità.
Adesso che la strada è tracciata, sta al Governo mettere il sigillo su questa vicenda e rendere ufficiale questa decisione. Una scelta saggia vista l'emergenza che tutti noi stiamo vivendo e alla quale, adesso, tutti si devono attenere.
Guardando al mondo del calcio, per far sì che ciò accada è necessario che anche l'UEFA segua in fretta questa strada: interesse prioritario alla salute e poi dopo - solo ed esclusivamente dopo - tutto il resto. E allora se il calcio deve fermarsi davvero sarà necessario che non si fermino solo le partite, ma anche gli allenamenti. Ma come possono Atalanta, Roma, Napoli, Juventus o Inter anche solo pensare di sospendere gli allenamenti (o stilare delle tabelle individuali) se nei prossimi giorni dovranno comunque scendere in campo per le partite di Champions o di Europa League? Impossibile. Non possono pensarlo.
Ecco perché, ora che lo sport in Italia ha preso un indirizzo ben preciso, serve che lo facciano anche gli altri. Girarsi dall'altro lato, pensare che l'emergenza Coronavirus riguarda alcuni paesi e non altri, non sarebbe solo miope. Sarebbe delittuoso.