Bachini, dalla Nazionale con l'Udinese alla squalifica a vita: "Vorrei tornare in campo per allenare"
Nato a Livorno ma cresciuto calcisticamente nelle giovanili dell’Udinese, club che lo ha anche lanciato in Serie A nella stagione 1997/98, nella quale collezionò 29 presenze e due reti, Jonathan Bachini è stato un centrocampista divenuto tristemente famoso per i due casi di positività alla cocaina che fecero calare il sipario sulla sua carriera da calciatore professionista. Lì in mezzo una carriera che ha raggiunto il culmine con il passaggio alla Juventus nel 1999, dove però ha dovuto affrontare una concorrenza spietata che lo ha portato ad avere un minutaggio insufficiente. Bachini rientrò come contropartita nell’affare che doveva portare Buffon alla corte bianconera per un affare da 70 miliardi più il cartellino del centrocampista livornese. Girato quasi subito al Brescia, Bachini verrà squalificato per la prima volta il 26 novembre del 2004 per un primo caso di positività alla cocaina. La squalifica di 12 mesi non trattiene il Siena dallo scommettere su Bachini l’anno dopo. Il livornese ci ricasca e dopo i controlli successivi alla gara del 4 dicembre 2005 contro la Lazio, dove risulta nuovamente positivo, il verdetto è definitivo: squalifica a vita.
“Lì crollò tutto, quello fu l’inizio del mio calvario” ha detto Bachini in una recente intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport; “Io ho pagato per i miei errori, ma così mi è stato tolto un pezzo di vita. E soprattutto mi hanno negato ogni aiuto. Un anno e mezzo fa ho chiesto la grazia alla Federazione. Mi hanno risposto di no. Mi sono rivolto al Coni, ma non c’è stato nulla da fare. Le regole sono cambiate e lo statuto antidoping prevede che non ci sia la grazia in caso di recidiva alla stessa sostanza". Le speranze dell’ex Udinese ricadrebbero anche sull’attuale presidente della Fifa, Gianni Infantino, nella speranza di ottenere quella grazia che permetterebbe a Bachini di realizzare un suo piccolo sogno, allenare una squadra giovanile di calcio. Lui che nell’armadio tiene ancora le casacche della Nazionale italiana per la quale ha giocato nel periodo di militanza all’Udinese continuerà a invocare il perdono ma fino ad oggi non ha trovato nessuno in ascolto.