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Amarcord – Rosenthal e il razzismo

di Federico Sanzovo
Un problema alla schiena, causato da una vertebra incrinata, fu la causa del mancato acquisto, circa 25 anni fa, da parte dell'Udinese dell'attaccante Ronny Rosenthal. Ma andò realmente così? È l'estate del 1989 e la squadra allenata da Bruno Mazzia si sta preparando per affrontare il campionato di Serie A. In luglio la società decide di prelevare dallo Standard Liegi l'esterno offensivo Ronny Rosenthal, che in Belgio ha ben figurato. Fin qui, nulla di strano: un club del massimo campionato italiano, compra in estate un giocatore che ritiene possa essere utile alla sua causa. Rosenthal, però incontra sulla sua strada il razzismo. Sui muri della sede della società, infatti, appaiono scritte che invitano il giocatore a tornare a casa o, peggio, ad infilarsi in un forno. Sì perché Ronny è nato a Haifa, in Israele ed è ebreo. Questo non va giù agli ultras bianconeri, che aggiungono un eloquente “via gli ebrei dal Friuli” contornato da un teschio e una svastica. La notizia fa il giro del Paese, mentre a Udine tutte le più importanti cariche cittadine cercano di spegnere la polemica dichiarando la totale assenza di razzismo nel carattere dei friulani. Lo stesso Rosenthal si dice pronto a scendere in campo sottolineando, come riportato da La Repubblica in un articolo dell'epoca, che il calcio dovrebbe unire le persone e non dividerle. La situazione, però, è pesante e i messaggi antisemiti firmati dal gruppo ultras HTB (Hooligans Teddy Boys) diventano oggetto di un'inchiesta da parte del questore De Miranda. Alla fine la società decide di non ingaggiare Rosenthal, assicurando che la scelta è dovuta all'esito negativo delle visite mediche. Il giocatore torna così in Belgio, ma già in marzo, dopo un positivo test con la squadra riserve del Luton Town con la quale realizza due gol in tre partite, diventa un calciatore del Liverpool. Il suo impatto con il calcio inglese è dirompente: nella partita contro il Charlton realizza una tripletta, mettendo in mostra quanto di buono aveva fatto vedere con la maglia dello Standard. In quel match, infatti, segna prima con un'azione personale nella quale salta di netto due avversari con un dribbling stretto, poi realizza una rete scattando in velocità sulla sinistra e liberando un potente tiro a incrociare e, infine, spedisce la palla in porta con un preciso colpo di testa. Dopo l'avventura al Liverpool, terminata nel 1994, giocherà con il Tottenham e con il Watford, prima di appendere le scarpette al chiodo nel 1999. Alla fine della sua carriera avrà collezionato 118 presenze in Premier League: decisamente molte per un giocatore con un problema alla schiena tanto grave da non poter neanche scendere in campo in Serie A.
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