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Giovanni Stroppa: "Che rimpianto Udine!"

di Davide Rampazzo
Fonte: Messaggero Veneto
Foto. Ansa

Vi proponiamo l'intervista integrale di Giovanni Stroppa rilasciata al "Messaggero Veneto"
 

Giovanni, chi l’avrebbe mai detto? "Hanno deciso gli altri per me. Io non pensavo di fare l’allenatore quando ho smesso di giocare. Poi è arrivata la chiamata del Milan: sarei rimasto a vita nel vivaio rossonero e invece mi hanno mandato via. E in due anni sono arrivato in A".

Le piace la panchina? "Sì. Pensavo che non ci fosse niente di più bello del mestiere del calciatore,ma fare il tecnico è ancora meglio. Mi piacciono le pressioni, il rapporto con i calciatori, sapere che tante cose ruotano attorno alle mie decisioni"

Stroppa allenatore del Pescara è un suggerimento di Zeman? "Assolutamente no. Alleno da poco e comunque in maniera molto diversa dal boemo".

A chi si ispira? "Penso di aver preso da tutti i tecnico che ho avuto".

E quindi allena come... "Giovanni Stroppa".

Sudtirol e Pescara: come sononate queste scelte? "Mi sono sempre fidato delle persone. Non si è mai parlato prima di soldi, ma di come costruire le squadre e di come mi piace farle giocare. E comunque in A avrei lavorato quasi gratis".

Stroppa calciatore e Udine: quanti i rimpianti? "Tanti, anzi tantissimi. Zaccheroni mi volle a tutti i costi, l’ambiente era ideale, ma non riuscii a dare quello che potevo. Mi ha fregato una sorta di immaturità e presunzione, però credo anche di essere stato giudicato con troppa superficialità dalla società".

Ma qual era ilsuo ruolo? "Mezzala. Zac mi metteva esterno nel 4-4-2, e avrei potuto fare sicuramente bene anche in quella posizione".

L’Udinese di oggi cominciò a nascere proprio in quegli anni. "Eh sì. Da questo punto di vista i Pozzo hanno anticipato i tempi, oggi tutti cercano di imitarli. In Italia è un club atipico, si lavora un po’ su un modello inglese con un allenatore-manager come Guidolin"

Beh, il tecnico manager sceglie anche i calciatori, a Udine la squadra la costruisce Gino Pozzo. "Sì, ma se devo identificare
l’Udinese di oggi in una persona dico Guidolin. È il tecnico ideale per la piazza: nonostante la presenza di tanti stranieri è riuscito a creare un senso di appartenenza importante"


Il numero 10 che 17 anni fa era sulle sue spalle, oggi è su quelle di Di Natale. "Totò ha rappresentato un’eccezione nella filosofia del club. Ha rifiutato offerte di grandi club perché si sente parte integrante del progetto e perchè evidentemente anche lui sapeva dove poter arrivare. Mi sbaglierò, ma il domani di Di Natale lo vedo da dirigente a Udine"

Nell’Udinese di oggi c’è un giocatore che le piace in maniera particolare? "Pinzi su tutti. E Armero fino a qualche mese fa aveva fatto vedere grandi cose".

Qui puntano su Muriel... "Lo scorso anno mi ha impressionato per forza fisica e qualità tecniche. Il futuro suo dipende da lui: lì ha le condizioni ideali per esplodere"

E il suo Pescara? "Potenzialmente ci sono delle analogie con Udine: tanti giovani da inserire, ma in una base non consolidata e con appena due titolari, Terlizzi e Colucci, con un passato in A. E, si sa, che in Italia, se non sei un giocatore completo, non vai da nessuna parte. Non puoi pensare di difenderti in sette e attaccare in due"

 

 


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