Locatelli: "Andare in Europa con l'Udinese è stato il massimo. Ora i bianconeri stanno giocando un buon calcio"
Tomas Locatelli, che ha incarnato perfettamente la quint’essenza del trequartista anni 90 (piede finissimo, visione di gioco chilometrica e una generosità senza eguali nel distribuire cioccolatini alle punte, pronte a trasformarli in reti), è il grande doppio ex di Bologna – Udinese, partita che andrà in scena al Dall’Ara sabato pomeriggio alle ore 15.00.
Intervistato in esclusiva da 1000 Cuori Rossoblù, ha ovviamente presentato la partita che chiude, di fatto, il girone d’andata delle due squadre, ma ha anche parlato del suo passato calcistico, portando alla luce ricordi piacevoli e altri decisamente meno.
“Il Milan mi è servito soprattutto per capire quanto fosse importante la conoscenza del gioco del calcio:a Milano pur giocando poco ho avuto l’occasione di allenarmi con dei campioni. Parliamo di giocatori che oggi starebbero al Chelsea,al Barcellona, al Real Madrid. C’era Weah, Baggio, Savicevic, Boban, Albertini, in difesa Maldini, Tassotti, Baresi, Costacurta. Lì ho avuto la fortuna di “rubare” qualcosina che poi mi è servito dopo. Quello è stato il trampolino di lancio, mentre il lancio vero e proprio l’ho fatto a Udine, anche lì 5 anni trascorsi, calcisticamente parlando, in maniera molto soddisfacente.”
Nel 1997 1998 i friulani arrivarono addirittura terzi in campionato, come fu vissuta quella stagione?
“Un Udinese terza incredibile: purtroppo c’erano ancora le due in Coppa Campioni e non le quattro, altrimenti saremmo andati a giocare nell’attuale Champions. Fu un’annata in cui c’era andato tutto bene perché noi all’interno avevamo creato un gruppo che si aiutava non solo in campo ma che aiutava sempre e comunque davanti a tutte le difficoltà. Questo è ciò che ci ha permesso di fare quel salto di qualità che oggi, probabilmente, una squadra di media classifica come l’Udineseper esempio, difficilmente fa. Anche se l’Atalanta, pur senza arrivare terza, è riuscita comunque a fare molto bene l’anno scorso.”
Già ai tempi all’Udinese c’era la filosofia del ricercare oltreoceano buona parte della rosa?
“Sì, anche se l’ossatura della squadra era italiana: c’ero io, c’erano Giannichedda, Fiore, Calori, il capitano, Pierini, Turci in porta. Penso che la forza sia stata anche questa: i Pozzo, in quell’anno, avevano deciso che il livello dei giocatori italiani che avevano era maggiore di quello dei calciatori che venivano da fuori.”
La delusione più grande della tua carriera calcistica?
“Quando siamo retrocessi col Bologna: quella è stata una cosa atroce, non pensabile, successe un patatrac incredibile. Vincemmo l’andata a Parma 1-0, perdemmo il ritorno in casa 2-1; delle cose che si potevano solo scriverle, nemmeno pensarle.”
Il momento invece più bello?
“Ne ho avuti di importanti in Coppa UEFA con l’Udinese, andammo avanti parecchio, arrivammo terzi che ai tempi era come vincere un campionato. Tanti altri momenti importanti ma non ai livelli di questo.”
Il compagno più forte con il quale hai giocato (Udinese e Bologna)?
“All’Udinese Marcio Amoroso: era un giocatore incredibile, aveva una facilità nel fare gol che era disumana. Quell’anno vinse anche il titolo di capocannoniere, ma con me dietro era più facile (ride, ndr). A Bologna ne ho visti tanti: da Beppe(Signori), che era un giocatore straordinario, fino a Cruz, che partì tentennando ma riuscì a farsi amare. Questi sono i più importanti con i quali ho avuto la fortuna di giocare.”
Come vedi la partita di domenica, tra Bologna e Udinese?
“La partita di domenica è molto interessante perché mette di fronte due squadre che stanno bene, che stanno facendo un buonissimo calcio, che non hanno più il timore di perdere ma possono giocare abbastanza tranquillamente. Questo spero possa fare assistere a Noi tifosi a una buona gara. Non ti dico chi vincerà secondo me perché altrimenti i tifosi dell’altra squadra si arrabbiano (ride, ndr).