L'Udinese ricorda il portiere friulano Marco Brandolin, bianconero dal 1949 al 1952
Fonte: udinese.it
Numeri uno si nasce, soprattutto in Friuli. Alcuni dei più grandi portieri della storia, infatti, sono nati o transitati per la nostra terra, vestendo la casacca dell'Udinese in epoche differenti. Uno di questi, in particolare, ha raggiunto la ribalta nazionale, divenendo anche il protagonista di un film degli Anni Cinquanta per la sua innovativa (e spregiudicata) interpretazione del ruolo. Stiamo parlando di Marco Brandolin, estremo difensore classe '22, che possiamo ribattezzare come l'inventore delle uscite e della partecipazione al gioco dei numeri primi.
La storia calcistica di Brandolin comincia alla fine degli Anni Trenta nella Cormonese, la società della sua città natale, e prosegue nel 1941 a Potenza fino al 1943, quando cioè i campionati vengono fermati per il conflitto mondiale. Brandolin riprende a giocare nel 1946 nella Spal, prima di approdare, nell'estate del 1948, alla Lazio. E proprio nella Capitale il giovane portiere si mette in luce con prestazioni importanti e “avveniristiche”. Sì, perchè lo stile di Brandolin è avanguardia pura: uscite coraggiose e partecipazione attiva alla fase difensiva ne fanno un autentico precursore del portiere moderno.
Proprio la sua particolarità, unita a un gran talento innato, convince l'allora presidente dell'Udinese Giuseppe Bertoli a compiere un investimento importante per ingaggiarlo dalla Lazio che, per sostituirlo, sceglierà nientemeno che Sentimenti IV. La società bianconera, fresca di promozione in Serie B, decide quindi di puntare su un numero uno di grande personalità e dalle spiccate doti tecniche per compiere un ulteriore passo avanti. E l'impresa riesce al primo tentativo: al termine della stagione 1949-1950, infatti, i bianconeri – guidati dall'ex campione del mondo di Francia 1938 Aldo Olivieri - salgono in Serie A, per rimanervi lungo diverse stagioni, anche grazie alle ottime prestazioni di Brandolin: solo 39 reti subite in 41 partite. L'approccio innovativo del portiere friulano viene accolto con scalpore dalla critica e dagli appassionati di allora, tanto da “far notizia” oltre la platea del calcio. Il portiere cormonese, diventa così protagonista di una trasposizione cinematografica, affidata a uno dei più celebrati comici e attori del nostro cinema, Walter Chiari. Nel 1950, infatti, l'attore veronese interpreta un certo “Carletto Brandoletti” - riferimento nemmeno troppo velato proprio a Brandolin - nel film L'inafferrabile 12, diretto da Mario Mattoli con la sceneggiatura nientemeno che di Steno e Mario Monicelli. Brandoletti è il portiere titolare della Juventus che, assieme al gemello Carletto Esposito, interpretato dallo stesso Chiari, diventa il protagonista della divertente pellicola, ricca di simpatici equivoci e con l'immancabile lieto fine. Un picco di notorietà elevatissimo per il numero uno bianconero, al quale solo qualche anno più tardi verrà riconosciuta la bravura nell'aver interpretato il nuovo ruolo del portiere in modo così moderno. Un vero e proprio pioniere, dunque, di uno stile che oggi viene replicato dai più affermati estremi difensori d'Italia e d'Europa.
L'esperienza più che positiva di Brandolin in maglia bianconera si chiude al termine della stagione 1951-1952 con 104 presenze (di cui 63 in Serie A). Salernitana, Lucchese, Pordenone e Torres i successivi club per i quali difenderà i pali, fino al 1958 quando deciderà di ritirarsi dal calcio giocato. Brandolin ci ha lasciati all'età di 95 anni lo scorso 25 marzo a Varedo, vicino a Monza, dove si era trasferito diversi anni fa. Ma il nostro ricordo e il nostro affetto per il portiere del futuro non si spegneranno mai.