Dossena racconta la sua carriera: "Giocare al Liverpool è stato un un onore"
Andrea Dossena, 33 anni, è svincolato da giugno, da quando è terminata la sua seconda esperienza in Inghilterra, al Sunderland: “A due giorni dalla chiusura dello scorso mercato estivo- racconta l' ex esterno dell' Udinese a Gianlucadimarzio.com - dovevo andare al Torino, ma un infortunio bloccò tutto. A quel punto accettai il Sunderland convinto da Di Canio, allora allenatore. Dopo tre settimane, però, lui fu esonerato e chi lo sostituì (Poyet, ndr) fece scelte diverse”.
Verona, Treviso, Udinese, Napoli, Palermo. Dossena vanta in Italia quasi 300 presenze. Più di 20 in Europa, di cui 13 in Champions League. E la parentesi Liverpool. E l’Anfield Road, che dal 2008 al 2010 diventa anche la sua casa. Di quell’esperienza Dossena custodisce un ricordo bello e nostalgico:“Solo oggi mi rendo conto di quanto sia stato prestigioso indossare quella maglia e vivere quell’esperienza, che mi ha fatto maturare tanto. In quel periodo non sono riuscito a godermi del tutto quello che mi stava accadendo”.
Come mai?
“Forse perché era la mia prima volta all’estero. Ero scombussolato da una cultura del lavoro totalmente diversa dalla nostra. Benitez, nonostante fosse spagnolo, perseguiva già da anni modelli di allenamenti inglesi. L’anno prima del mio arrivo il Liverpool giocò la finale di Champions (persa col Milan, ndr). Quando andavamo a giocare contro le grandi squadre, per esempio a Madrid, era tutto normale. L’obiettivo era vincere dappertutto. Solo a Napoli, successivamente, mi resi conto di quanto fosse duro per il club azzurro non disputare sempre incontri così prestigiosi”.
A proposito di Napoli: lo scorso anno, anche se per pochi giorni, hai rincontrato Benitez…
“Il mio futuro era già segnato, sapevo di non rimanere indipendentemente da Mazzarri o Benitez. A gennaio, quando accettai Palermo, Bigon mi disse che il Napoli cedendomi avrebbe fatto altri investimenti e che per me non ci sarebbe stato più spazio. Io volevo giocare a tutti i costi, e accettai Palermo perché c’erano altre premesse. Sarei stato il primo di una campagna acquisti che avrebbe permesso ai rosanero di salvarsi, invece la squadra scese in B ed io fui costretto a tornare a Napoli”.
Un pizzico di rammarico nelle tue parole?
“In Sicilia ero felice, ma quando retrocedemmo non ebbi alcuna possibilità di restare a Palermo. Se avessi fatto scelte diverse, forse oggi sarei ancora in Serie A”.
Che intendi?
“Quando fui ceduto il Napoli lottava per restare in Champions e ai vertici del calcio italiano. Bigon mi disse che una riserva come me avrebbe fatto comodo, ma il mio orgoglio era tanto e tale da spingermi ad accettare Palermo pur di avere la possibilità di giocare”.