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Appiah: "Grazie a Zac per aver creduto in me. Spero che Badu sia il mio erede"

di Federico Mariani

Stephen Appiah si confessa alla Gazzetta dello Sport. L’ex giocatore, simbolo del Ghana, ha raccontato al giornale rosa aneddoti e curiosità della sua carriera. Non mancano riferimenti alla sua esperienza ad Udine. Queste le sue parole: “Sono arrivato in Italia a sedici anni e non parlavo neanche una parola d’italiano. Speravo di diventare un calciatore professionista e devo ringraziare Alberto Zaccheroni che ha creduto in me. Tengo ancora il giornale in cui dichiarò a Pozzo di blindarmi nello spogliatoio per non farsi sfuggire un campione. Zac mi lanciò in una partita amichevole contro l’Austria Vienna e fatto diventare giocatore. Il mio connazionale Gargo mi insegnava l’italiano e pagava i vestiti: non avevo mai mangiato la pasta prima di arrivare in Italia. Spesso Calori mi portava a cena a casa sua per non farmi sentire la mancanza della famiglia”.

Poi Stephen parla dell’ex Udinese e grande amico Asamoah: “Lo conosco da quando era bambino. Adesso che ha superato l’infortunio può tornare a essere uno dei titolari della Juventus. La sua bravura ad adattarsi a tutti i ruoli del centrocampo e sulla fascia sinistra lo rendono prezioso. Ha iniziato a fare l’esterno per caso con il Ghana ed è diventato fra i più forti del mondo. E’ un ragazzo d’oro. Le prime volte che arrivava in nazionale era timidissimo: non parlava con nessuno e dava a tutti del lei. In campo però si trasforma e diventa un leone. Oggi è un simbolo per tutto il Ghana”.

Infine una considerazione anche su Manuel Badu, attuale centrocampista dell’Udinese: “Da anni sta facendo benissimo a Udine. Quest’anno ha imparato anche a segnare e sono convinto possa arrivare in un grande club. So che il Liverpool lo aveva cercato. Può essere un leader sia a Udine che in nazionale. Ogni tanto gli scrivo degli sms per incoraggiarlo. E’ il mio erede? Glielo auguro. Mi piace moltissimo: lotta e segna, un po’ come facevo io”.
 


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