Fiore: "La mia generazione aveva più fame di calcio, i ragazzi di oggi invece hanno meno voglia ma più preparazione"
Numeri record per la terza stagione dell’Udinese Academy, l’accademia del calcio ideata dall’azienda HS Football che, su tutto il territorio nazionale, è impegnata nella formazione sportiva e umana dei giovani calciatori.
Le società affiliate sono in continua crescita, sono ormai quasi 150 le realtà sportive che hanno sposato il progetto Academy.
Tra i protagonisti di questo successo c’è Stefano Fiore, un nome che non può passare inosservato agli occhi di chi ama il calcio. Ieri scriveva pagine sportive importanti con le maglie del Parma, dell’Udinese, della Lazio, solo per citare alcuni club nei quali ha militato. Oggi è tra i protagonisti dell’Academy di HS ed è responsabile per la formazione, area Sud, dei tecnici.
C’è una novità, infatti, da questa stagione. Lo staff degli allenatori che andrà su tutti i campi, a stretto contatto con i tecnici delle società sportive, avrà tre referenti per area geografica. Oltre a Stefano Fiore ci saranno Mattia Notari per il Nord e Alessandro Dozio per il Centro.
“Si tratta del proseguimento di un percorso all’insegna della professionalità - dice Stefano Fiore - E’ necessario essere fisicamente sul campo, per trasmettere al meglio le conoscenze. Questo facciamo noi con tutti gli allenatori dell’Academy e questo fanno loro, quando sono sui campi di tutte le società affiliate. E’ un lavoro fatto di presenza costante e di impegno. Solo così ha senso la nostra attività in così tante regioni”.
A proposito di regioni, si può parlare di un anno record in Lazio e Lombardia, dove sono presenti tantissimi club professionistici, le adesioni sono triplicate. Anche in Piemonte c’è stato un grande incremento, come anche in Abruzzo e nelle Marche. E in Sardegna.
Ma cos’è che rende il progetto Academy così speciale?
“Per raccontare il fenomeno Academy, non posso non ripetermi. Le tante società dilettantistiche con le quali lavoriamo, apprezzano la professionalità. Il sogno nel cassetto rimane il solito: vedere i propri ragazzi in un settore giovanile di una grande squadra. Le società, però, vogliono soprattutto crescere, sotto tutti i punti di vista, come organizzazione, come approccio alle metodiche di allenamento, come mentalità. Noi offriamo loro proprio questo: una crescita negli anni”.
Tornando a parlare di settori giovanili, come è cambiato questo mondo rispetto a quando Stefano Fiore tirava i primi calci ad un pallone?
“Di sicuro oggi c’è una maggiore preparazione, questo porta a curare meglio gli aspetti tecnici, atletici e pedagogici. Rimangono alcuni problemi legati alla scarsità di risorse per alcune strutture, ma direi che le cose negli anni sono cambiate in meglio”
E i ragazzi di allora quanto sono diversi da quelli di oggi?
“Ancora oggi tutti si vedono protagonisti in uno stadio pienissimo. Però la mia era la generazione che non aspettava altro che scendere giù in strada per giocare a pallone e avevamo davvero una grande “fame” di calcio. Oggi c’è il kit, il genitore che accompagna al campo, tutte cose sacrosante e giuste che però hanno forse un po’ attutito quella straordinaria voglia”.
C’è un video in rete che vede uno Stefano Fiore vestito di tutto punto palleggiare in mezzo ad un campo. Quella straordinaria voglia è rimasta immutata.