Tanti auguri Galinho, mago con gli scarpini
Il calcio è magia. È imprevedibilità. È un’invenzione mai pensata e provata prima. Arthur Antunes Coimbra detto Zico è stato uno dei quei giocatori capaci di riassumere queste caratteristiche. Era un mago. Il pallone appariva e scompariva ai suoi ordini, assumeva traiettorie inimmaginabili. La sfera si alzava e si abbassava seguendo la sua volontà. Bruno Pizzul ha affermato di essere incantato dal suo modo di comandare la palla a suo piacimento, specialmente sui calci piazzati, la specialità del Galinho. La punizione diventava un momento di esaltazione del genio carioca. Un momento in cui si l’impensabile diventata possibile, la difficoltà spariva e la magia diventa realtà. E poi era imprevedibile con i suoi movimenti. Le sue finte di corpo sapevano perfettamente come eludere la sorveglianza dell’avversario, disorientandolo.
Era tremendamente serio in ciò che faceva. Un esempio? Il giornalista Federico Buffa racconta che, quando approdò ad Udine, il Galinho notò le dimensioni errate della porta mentre si allenava sui calci piazzati, colpendo per cinque volte la traversa. Questione di centimetri, ma il brasiliano era un mago anche in questi piccoli dettagli. Non scherzava nemmeno quando parlava di scudetto. Non sopravvalutava sé stesso o la squadra, ma era carismatico. Coinvolgeva tutti attraverso il suo jogo bonito, ammaliante da osservare, ma complesso nell’esecuzione.
Il Friuli è rimasto incantato da questo magico campione. Per la prima volta, la parola “tricolore” non sembrava più utopistica. Si può affermare senza esagerazioni che Zico abbia trasmesso la voglia di sognare, dimenticandosi i propri limiti. Svegliarsi da una visione piacevole è difficile, ma è proprio partendo da un sogno che si può intraprendere un cammino. L’Udinese deve molto al brasiliano per aver iniziato a non considerarsi una semplice comparsa, ma di poter mettere in difficoltà qualsiasi squadra, continuando a crescere e migliorare sé stessa. Oggi, Zico compie 64 anni e, forse, tra un festeggiamento e l’altro, troverà anche il tempo per ripensare al biennio 1983-1985, quando incantò un paese intero a suon di finte e calci di punizione.