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Spazzati via da Mantova, arriva Ferrara. Si riparte, GSA?

di Franco Canciani

Spazzati via.

Un quarto, anche meno: tredici a zero dopo quattro giri di lancette e “ciao ciao Concorde”.

La gara di Mantova, per la GSA, non è mai cominciata. Come contro Imola la partenza è ad handicap, ma per la forza dell’avversaria e soprattutto per la totale mancanza di reazione della compagine di Lardo, il divario si è allargato fino a raggiungere i 21 punti di fine primo quarto (31-10) dopo aver toccato anche i 24 di svantaggio. La Dinamica segna come una franchigia NBA, Udine come una di minibasket e da lì in poi è una gara al gatto col topo: appena Udine si “riavvicina”, ci pensa Daniels, o Amici a rispedire al mittente una qualsivoglia rimessa in discussione del risultato finale. La quale, per inciso, non c’è mai stata.

È la sconfitta di gran lunga più netta per Udine: nulla in difesa, modesta in attacco e scarsa nell’approccio alla gara, la formazione di Pedone e Micalich ha deluso gli spettatori al seguito e quelli (come me, febbricitante) davanti agli schermi televisivi soprattutto per la totale assenza di reattività agonistica. Quella che, per inciso, era apparsa negli ultimi dodici minuti del derby perso contro Trieste. D’altra parte un Castelli a livelli accettabili, un Okoye sufficiente in attacco ma (come i compagni) debole in difesa ed un Allan Ray spettatore non pagante dopo la prova-NBA del PalaRubini non possono che portare ad un divario che non era prevedibile alla vigilia, nonostante la differente inerzia con la quale i due club si erano presentati alla palla-a-due del PalaBam.

I giocatori devono farsi un’esame di coscienza: stanno dando tutto? È veramente questo ciò che possano offrire alla maglia che indossano? E soprattutto, essendo oggettivamente negativa la risposta alle prime due questioni, credono veramente che la dirigenza e soprattutto i supporter meritino questo?

Prima del derby chiedevo non tanto una vittoria, ma ginocchia sbucciate ed energie spese integralmente, venendo solo parzialmente accontentato. Ieri sera, dovendo commentare, mi trovo a totale malpartito di fronte ad una prestazione spaesante dei nostri, che a tratti mi permetto di definire inguardabili.

Ci sono attenuanti: le assenze dall’inizio di Truccolo e Zacchetti, quelle in corso d’opera di Vanuzzo e Traini, la carente condizione di Mauro Pinton debilitato dall’influenza: ma tutto ciò premesso, qualcosa di più era lecito aspettarsi.

Certo: “Martello” ha preparato perfettamente la gara. Sapendo delle carenze della GSA, avrà chiesto ai suoi di partire a mille, belli carichi e agonisticamente intimidatori nei confronti degli udinesi. A ciò unendo la precisione esiziale al tiro di Daniels (4/4 da tre nel primo tempo), la presenza di Amici e soprattutto Candussi a disturbare centri e ali bianconeri, la regia esperta di Giacchetti, cui è stato contrapposto spesso un vuoto pneumatico di gioco, è facile capire il divario accumulatosi ben presto fra le due compagini. Per la “felicità” della dirigenza, che avrà ora , assieme al tecnico ed allo staff tutto, il compito di ricompattare una squadra apparsa a tratti sfilacciata.

La classifica si è fatta complicata: Recanati appare spacciata, mentre per evitare gli ultimi due posti che porterebbero ai play-out incrociati per evitare la retrocessione  la lotta è talmente estesa da non apparire ancora tale. Non ho mai creduto che si potessero guadagnare i play-off se non in una posizione del tutto marginale: un centro-classifica tranquillo, quello sì. E Udine ha in sé le potenzialità tecniche, agonistiche e temperamentali per superare le varie Chieti, Jesi, Ferrara.

Proprio quella Bondi Ferrara che arriva domenica al PalaLongobardi, dopo una sconfitta casalinga di misura contro l’Assigeco Piacenza. Presentare questa gara pare quasi ripetitivo rispetto alle gare precedenti: ormai tutti sanno che Udine, anche recuperando Zacchetti (sarebbe comunque in condizioni precarie) , ha limitatissima rotazione sotto le plance. E gli estensi domenica presenteranno il solito “combo” esperienza-gioventù: Mattia Soloperto, scuola Effe di Bologna, ha girato l’Italia in lungo e in largo riapprodando finalmente nella Ferrara del suo inizio; il giovane ragusano Pellegrino, invece, è di proprietà di Sassari che lo sta girando in prestito per verificare se potrà essere buon rilievo per la formazione di Fede Pasquini, coach-manager sardo.

Le caselle a stelle e strisce sono occupate dalla guardia tiratrice Terrence Roderick, buon passato a Rimini ed in Israele e con tanti punti nelle mani; e dall’ala forte (centro, all’occorrenza) Laurence Bowers. Il Tiger di Missouri si è contraddistinto per la fisicità e l’atletismo a Capo d’Orlando, dove ha dispensato 1,33 stoppate a gara, segnando anche 14 punti e prendendo sei carambole.

Siamo ancora qui: come dicevamo sabato mattina e mercoledì sera, parola al campo. Non ho dubbi sull’effettivo valore del roster bianconero, ancorché (ad oggi) scarsamente equilibrato e bilanciato: ma un’altra esibizione come quella di ieri sera farà scattare, in me, la consapevolezza una volta ancora di aver sottomesso la ragione al cuore, sopravvalutando le doti dei nostri ragazzi in bianco e nero.

Ultima annotazione: permettetemi di fare i complimenti al duo friulano che ieri sera ci ha affossato. Avevo premesso il mio particolare debole per Alberto Martelossi e Francesco Candussi: ci hanno fatti neri, ma oggettivamente qualche pugno ce lo siamo assestato da soli.

 


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