Scuffet, il giovane talento che preferì Udine ai milioni dell'Atletico: "Restare all'Udinese è il massimo"
Estate 2014: un diciottenne friulano viene accostato all’Atletico Madrid vice campione d’Europa. Si chiama Simone Scuffet, è una delle rivelazioni dell’ultima stagione “guidoliniana”. L’Udinese riceve subito la chiamata del Cholo Simeone. L’offerta è allettante, un treno che difficilmente si ripresenta nella vita. Eppure, Simone ha avuto il coraggio di dire “no, grazie” ai milioni di un ottimo contratto ed alle sirene di un top club, con i tanti pro e contro conseguenti. Prima viene la maturità, intesa sia come conclusione delle scuole superiori.
Simone Scuffet, 21 anni, portiere dell’Udinese, è stato bimbo prodigio come e prima di Gigi Donnarumma: come ci si sente?
«Trattato come uno più grande, e alla fine ne sei contento. Perché l’età non è una scusante: giusto essere considerati senza guardare la carta d’identità».
E come si fa con la pressione?
«Devi cercare di rimanere estraneo, elogi o critiche non fa differenza. Dopodiché, la vita cambia, vieni visto in modo diverso, ma la famiglia, gli amici, gli affetti, restano».
Disse no all’Atletico Madrid (e ai suoi soldi), per l’Udinese (e la scuola): come andò?
«Sono state scritte tante cose: la verità è che tre anni fa feci la scelta migliore, che era quella di restare nella società che mi aveva fatto crescere e che può darmi ancora tanto, in un ambiente che conosco. Da friulano, restare all’Udinese è il massimo».
Sua mamma, Donatella, raccontò che fu anche per il diploma.
«Forse la sua frase fu interpretata male. Chiaro che i genitori vorrebbero sempre che un figlio finisse la scuola. Però se giochi a calcio per mestiere, quella deve essere la cosa principale: poi se uno può coniugare le due cose, meglio».
Alla fine s’è diplomato?
«Sì, una cosa che volevo fare: portare a termine un percorso: non l’ho lasciato a metà, ne sono orgoglioso».
Donnarumma invece dell’esame è volato a Ibiza: che ne pensa?
«Che per lui è stato un finale di stagione molto difficile, con tante tensioni: e ci può stare di spendere i pochi giorni che ha con un po’ di vacanza. L’esame lo potrà fare il prossimo anno. Forse, in questo momento, era importante staccare, un attimo: lo devi fare, sennò ripartire, mentalmente, non è facile».
Durante l’Europeo Under 21 gli ha dato consigli?
«Lì no, c’era da pensare solo alle partite. L’unico consiglio che potevo dare a Gigio, l’ho detto alla fine, era quello di prendere la decisione che si sentiva in quel momento, di non pentirsene e di andare avanti».
Troppo saggio per un portiere: non siete tutti un po’ matti?
«Un luogo comune: ma, in effetti, se già scegli questo ruolo c’è qualcosa che non va. Almeno te lo spiegassero subito come funziona: forse ci ripenseresti».
Perché lei scelse Udine?
«Dobbiamo investire il nostro tempo nelle scelte che ci possono far diventare dei portieri migliori, in futuro: a costo di non prendere dei soldi in più».
Dunque, per Donnarumma, meglio il Milan del Real?
«Premesso che non so cosa ci sia nella testa di Gigio, sicuramente avrà valutato che il Milan è l’ambiente dove è cresciuto. Ed è chiaro che è importante non essere messi in discussione al minimo errore, che può sempre capitare».
C’è qualcosa che gli invidia?
(sorriso). «Lo stipendio».