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Sanchez ancora in panchina per 90 minuti: Runjaic non commenta e le responsabilità aumentano

di Stefano Pontoni

Ancora una volta Alexis Sanchez è rimasto a guardare. Nella sfida casalinga contro il Monza, l’ultima in classifica, il cileno non è stato impiegato nemmeno per un minuto. Una scelta che ha lasciato perplessi i tifosi presenti al Bluenergy Stadium, che nel finale della gara ne invocavano l’ingresso almeno per qualche scampolo di partita, quando le sue giocate sarebbero potute essere utili. Invece, nulla. Solo un saluto a fine gara da parte del Nino, visibilmente deluso.

Una panchina pesante, che ormai non è più un’eccezione. E il silenzio del tecnico Kosta Runjaic, che in conferenza stampa ha glissato con un secco: "Non voglio commentare la scelta di aver lasciato Sanchez in panchina tutta la gara”, alimenta solo dubbi e malumori. Il cileno è un simbolo per Udine, un campione che avrebbe potuto dare almeno un contributo tecnico o simbolico in un match che non aveva più nulla da dire per la classifica.

Se Sanchez non gioca neppure in una gara senza pressioni, contro un avversario già retrocesso, viene spontaneo chiedersi: quando lo vedremo ancora in campo? Oppure non lo vedremo più? Le ultime due giornate della stagione rischiano di trasformarsi in un mesto addio, silenzioso e senza applausi.

Il cileno è diventato così il simbolo di un’occasione sprecata, di un ritorno che doveva riaccendere l’entusiasmo e che invece si è trasformato in un lento addio senza gloria. Ma se è vero che gli infortuni hanno influito – e Sanchez ne ha subiti diversi –, è altrettanto vero che le responsabilità di Runjaic sono evidenti: mai un inserimento graduale, mai una gestione oculata del minutaggio, mai una vera volontà di recuperare il giocatore. Lo si è visto scendere in campo solo a sprazzi, senza mai trovare continuità o spazio per sentirsi parte del progetto.


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