Red Bull-Udinese: giusto rinunciare alla propria identità per vincere?
Siamo in piena globalizzazione. Ormai viviamo in una fase storica in cui le distanze fisiche e geografiche si annullano per effetto di trasporti e comunicazioni sempre più rapidi. È un percorso storico naturale, forse anche prevedibile. Eppure sorprende sempre quando un marchio locale passa nelle mani di una multinazionale. Questo fenomeno sta accadendo sempre più frequentemente sotto l’aspetto calcistico. Un leit motiv nella Serie A, in cui la Roma parla un inglese americano, le milanesi hanno un forte accento cinese ed il Bologna è made in Canada.
In estate si è parlato fortemente dell’Udinese. Il club friulano è finito nel mirino della Red Bull, una delle aziende sulle bibite energetiche più importanti al mondo. Un marchio straordinariamente importante. Tuttavia, nonostante i tentennamenti iniziali, la famiglia Pozzo ha alzato il muro, facendo tramontare la trattativa. Almeno per ora. Già, perché la creatura di Dietrich Mateschitz non ha intenzione di fermarsi. Il colosso austriaco ha già ottenuto risultati clamorosi facendo da sponsor principale o secondario in diversi sport. Ha impresso il proprio sigillo sui successi su due ruote di Marc Marquez e Dani Pedrosa in MotoGp, di Antonio Cairoli e Jeffrey Herlings nel motocross, Nasser Al Attiyah nella Dakar. Senza dimenticare i trionfi negli sport invernali, come hockey e snowboard. Addirittura la giocatrice italiana di beach volley Marta Menegatti è legata all’azienda delle lattine. E il nome del marchio dai due tori compariva persino sulla tuta del leggendario Felix Baumgartner, l’uomo capace di saltare dalla stratosfera, violando ogni legge della fisica. Per non farsi mancare nulla, la Red Bull ha rilevato nel 2004 la scuderia Jaguar in piena crisi finanziaria (tant’è vero che l’acquisto avvenne per la cifra simbolica di un dollaro) ed è lentamente diventata protagonista nella Formula 1. È storia recente il poker iridato consecutivo con Sebastian Vettel alla guida delle vetture Milton Keynes. Dal 2010 al 2013, gli austriaci monopolizzano il mondiale più famoso delle competizioni automobilistiche, conquistando il titolo piloti e costruttori. Inoltre, possiede anche un canale televisivo, una compagnia telefonica ed una serie di riviste. È anche l’organizzatore di svariate competizioni, che possono andare dal lancio di velivoli cartacei o di plastica alle gare di tuffi. Riassumendo, dal punto di vista dell’impegno sportivo in generale, il marchio dei due tori è dietro solamente a Nike, Adidas e Coca Cola.
Tuttavia, nel piano ambizioso della Red Bull mancano risultati importanti anche nel calcio. E il colosso delle lattine energetiche si sta attrezzando per colmare questo vuoto. Ha iniziato nel 2005, acquistando l’Austria Salzsburg. Il passaggio fu uno shock per il calcio austriaco: del vecchio club non rimase nulla, era nato il Red Bull Salzsburg con stemma, colori sociali e dirigenza completamente nuovi. E le proteste dei tifosi affezionati alla tradizione sono rimaste inascoltate, al punto che questi ultimi decisero di fondare una squadra alternativa, l’SV Austria Salzsburg. Storia simile a New York, con la nascita dei New York Red Bull sulle ceneri dei Metro Stars. La società statunitense non ha ottenuto risultati significativi, ma l’acquisto di grandi calciatori come Thierry Henry è stato un veicolo pubblicitario incredibile. Leggermente diversa la vicenda che ha portato alla creazione del RasenBallsport Lipsia. Gli austriaci volevano rilevare l’FC Sachsen, ma alla fine ripiegarono sul SSV Markranstädt, puntualmente ribattezzato con il nome attuale, uno stratagemma per aggirare la norma che vietava di anteporre il nome dello sponsor a quello del club e riproporre il consueto RB. Dopo diversi anni di esperimenti, la squadra della Germania dell’Est è in vetta in Bundesliga, in cui sta duellando contro il grande Bayern Monaco di Ancelotti. Tuttavia, vista la grande ostilità sul suolo tedesco, la Red Bull sta cercando di trovare un’altra strada per arrivare al vertice e, magari, sognare di diventare protagonista a livello continentale. Ha pensato all’Udinese, ma ultimamente si è fiondato sul West Ham, con l’ambizione di vincere il campionato nei prossimi anni. Probabilmente, gli austriaci torneranno alla carica per la società friulana, dopo l’addio del Paròn Pozzo. Il primo sondaggio si era già verificato in estate, ma l’ambizione del colosso delle lattine energetiche non conosce limiti.
Come sarebbe la nuova Udinese? Sicuramente con il marchio Red Bull e la storia ultracentenaria del club bianconero verrebbe spazzata via. Da una parte, i tifosi potrebbero sognare grandi traguardi e, con buone probabilità, anche lottare per il titolo. Ovviamente, ad un prezzo elevato. Giusto rinunciare alla propria identità per vincere? O forse non si tratterebbe di una storia annientata, quanto piuttosto di un cambiamento dei tempi e della globalizzazione in cui viviamo? A voi la scelta.