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Problema sicurezza in Francia: è vera emergenza?

di Federico Mariani

L’Europeo francese è iniziato senza decollare per ora. Colpa di una serie di fattori contingenti emersi nello stesso momento. In primis bisogna sottolineare l’avvio sottotono delle squadre favorite, che non hanno lasciato spazio al bel calcio ed alla fantasia. Al momento non c’è una vera favorita e nemmeno un outsider interessante. Si tratta di un livellamento inaspettato. Ben più preoccupanti sono le notizie provenienti dall’esterno del terreno di gioco. C’è la questione degli hooligans, che sta creando polemiche e contrasti addirittura tra stati, come dimostrano gli ultimi attriti tra la Russia ed il resto del Vecchio continente. Ci sono le proteste contro la riforma del lavoro “Loi Travail”, che prevede una facilitazione dei licenziamenti, indennità per straordinari e l’aumento del tempo massimo di lavoro medio settimanale. Le modifiche operate dal governo di Manuel Valls non hanno convinto gli scettici e la decisone di approvare il provvedimento senza il voto parlamentare ha scatenato una serie di violente contestazioni. E poi aleggia su tutta la Francia la minaccia di nuovi attacchi terroristici dell’Isis. L’uccisione di una coppia di poliziotti da parte di Abballa Larossi ha scioccato Parigi e l’intera nazione, riportando alla mente i fatti drammatici del 13 novembre 2015, la notte del massacro al Teatro Bataclan e dei morti nel I, X e XI arrondissement della capitale francese.

Ma è così preoccupante la situazione francese, soprattutto sotto l’aspetto della sicurezza? Ha provato a rispondere a questo interrogativo il Professor Marco Lombardi, docente associato del centro di ricerca su terrorismo e sicurezza nel dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’esperto ha parlato nel corso di una conferenza organizzata dall’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), incentrata sul rapporto tra sport e politica. Queste le sue considerazioni: <<La minaccia del terrorismo islamista durerà a lungo. Già nel 1998 si considerava il 2016 come l’anno peggiore per questi attacchi. Il terrorismo attuale è profondamente diverso da quello degli anni ’70 per il modus operandi: non si può mettere al sicuro un target preciso perché gli atti sono rivolti per lo più a “subtarget”. La grande vulnerabilità è determinata dalla mancanza di cambio di mentalità. Per questo il terrorismo è in vantaggio sulle misure di sicurezza. La Francia, in questo momento, sta correndo un grandissimo rischio. Le responsabilità di questa situazione sono da dividersi, a mio giudizio, tra istituzioni, governo e cittadini. Gli apparati di sicurezza sono stressati da tante problematiche. Inoltre siamo in un contesto di guerra ibrida, ossia un momento in cui assi diversi tendono ad incrociarsi. È come se sullo stesso terreno di gioco si confrontassero squadre praticanti sport differenti, dirette da arbitri con regole diverse. Inoltre ci sono diversi episodi preoccupanti: ad esempio, il 21 maggio è stato arrestato a Kiev un transalpino con diversi armamenti e, secondo le fonti ucraine, il carico era destinato ad arrivare fino in Francia. Probabilmente questo caso è collegato con la notizia di gruppi islamici provenienti dalla Siria e diretti verso l’Europa già attrezzati. Il loro progetto dovrebbe essere quello di arrivare sul suolo francese, suddividersi in piccoli gruppi e creare il panico. Comunque, non credo si verificheranno gravi attentati e voglio sperare sia così. Il vero limite sta proprio nella scarsa consapevolezza degli europei di comprendere quanto sia cambiato il mondo. Mancano strumenti adeguati  e spesso le istituzioni non sono in grado di interpretare e giudicare le nuove situazioni. C’è un ancoraggio mentale che non appartiene ai terroristi. L’intelligence europea dovrà cercare di arginare questa minaccia collaborando con le varie unità nazionali>>.
 


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