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Poggi: "Sarà un calcio diverso da quello che conosciamo"

di Davide Marchiol

A Tutto Venezia Sport Paolo Poggi, responsabile dei Progetti internazionali del Venezia, ha parlato della situazione Virus e dell'eventuale ripresa: "Ognuno deve adattare le sue abitudini, se si vive in famiglia con moglie e figli passare del tempo con loro se possibile. A parte parlare a lungo a tavola con figli e moglie, guardare serie tv e dilettarsi in giochi da tavolo o società c’è poco altro che si può fare. Chi ha la mia età però deve essere un esempio positivo per i figli, cercare di fargli vivere la situazione sì come un problema, ma anche come un’occasione per riflettere su cosa vorranno essere da grandi. Il futuro in questo momento a tutti noi sembra incerto, ma i ragazzi non devono fissarsi su questo, fargli vedere il futuro solo come. Ripartenza? Non sarà il calcio che conoscevamo una volta, sarà uno sport diverso. L’assenza dei cori dei tifosi, delle esultanze o anche solo banalmente delle imprecazioni che ogni tanto si sentono dagli spalti modificherà molto l’approccio emozionale alle partite e questo ovviamente influirà sull’aspetto mentale dei calciatori, durante la partita oltre alla componente agonistica potrebbero emergere anche la paura, le preoccupazioni, l’atmosfera cambierà per forza, sono cose che influenzano tanto”

Il contagio di Vacca ha portato il problema direttamente in casa Venezia: “Il problema lo percepisci di più quando ti colpisce, quando c’è un contagiato capisci che i calciatori non sono immuni e possono avere le stesse nostre problematiche. Se poi si va a giocare nelle zone più colpite questo lo si percepisce ancora di più, rispetto anche a noi che siamo a nord-est loro hanno vissuto ancora di più questa emergenza e forse solo loro sanno veramente al 100% cosa significhi la malattia. Tutti siamo d’accordo – continua Paolo - che per il bene del calcio sarebbe bello ricominciare a pensare a come era il calcio prima, ma non bisogna avere fretta nel valutare la situazione, per ripartire, parlando anche solo della Serie A, servono tantissimi tamponi, reagenti, materiale per sanificare gli ambienti e questi non devono essere tolti alla popolazione che ne ha bisogno, non faremmo una bella figura. La cosa che bisogna fare, ma penso che i tecnici e gli esperti la stiano già facendo, è valutare, senza fretta come dicevamo prima, un piano B, una programmazione nel caso in cui si scopra che non è possibile terminare la stagione. Il punto cruciale è capire se per salvare il sistema calcio serve salvare a tutti i costi questa stagione e se questo non preclude la prossima, che vedo come ancora più importante”


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