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Plusvalenza Mandragora, Udinese deferita: cosa rischia il club friulano

di Alessandro Vescini

L’Udinese è stata deferita al Tribunale Federale Nazionale dalla Procura federale della FIGC per una presunta plusvalenza fittizia legata alla cessione di Rolando Mandragora dalla Juventus nel luglio del 2018. 

La contestazione riguarda l’accordo raggiunto all’epoca tra l’Udinese e i dirigenti Stefano Campoccia e Franco Collavino, rispettivamente vicepresidente e consigliere del club friulano al tempo dei fatti. Secondo il comunicato della FIGC, "avevano concordato una pattuizione diversa rispetto a quella risultante dai documenti depositati". In particolare, le parti avrebbero fissato "un’opzione al riacquisto a 26 milioni di euro, all’obbligo di riscatto poi effettivamente avvenuto nell’ottobre del 2020 a 10 milioni e 700 mila euro", eludendo così la normativa federale per ottenere benefici contabili e fiscali nei bilanci del club chiusi al 30 giugno 2019, 2020 e 2021. 

La Procura federale è intervenuta dopo che gli atti dell’indagine sulle plusvalenze, originariamente avviata nel 2022 e trasmessi dalla Procura della Repubblica di Udine, hanno evidenziato nuovi elementi tali da giustificare il deferimento. 

A differenza del caso che ha portato alla penalizzazione della Juventus, quello dell’Udinese è considerato un caso isolato e la sanzione potrebbe limitarsi a una multa per la società e a un’eventuale inibizione per i dirigenti coinvolti per le violazioni degli articoli 4 (lealtà, correttezza e probità) e 31 (illecito amministrativo) del Codice di Giustizia sportiva, spiega La Gazzetta dello Sport. 

Il club friulano ha risposto con un comunicato ufficiale in cui "manifesta stupore per la decisione" e annuncia che "valuterà le azioni più opportune da intraprendere nel procedimento sportivo, nel rispetto delle tempistiche previste". L’Udinese ha inoltre sottolineato che "ribadisce fermamente la correttezza e la trasparenza del proprio operato e di quello dei suoi tesserati". 


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