Obiettivi e progettualità: così Bonato ha fatto crescere l'Udinese
Un fulmine a ciel sereno. L’addio di Nereo Bonato all’Udinese è stato inaspettato. Nessuno si sarebbe aspettato una conclusione così rapida per un rapporto lavorativo assai proficuo. Impossibile immaginarlo anche perché il Direttore Sportivo, nei giorni scorsi, non aveva dato alcuna avvisaglia di un’imminente rescissione del contratto con il club friulano.
Un peccato, specialmente riavvolgendo il nastro ed osservando la stagione da poco conclusa. Bonato si è ritrovato a dover rifondare una squadra in grave crisi, tra bandiere ammainate e destinate a lasciare e giocatori inespressi. Il Direttore ha impostato il proprio lavoro attorno a due punti focali per ricostruire l’Udinese. In primis, andava rifondato il nucleo italiano storicamente presente all’interno dello spogliatoio. Gli addii di Antonio Di Natale, Maurizio Domizzi e Giovanni Pasquale erano macigni pesantissimi. Lentamente, ha cercato di riformare quel gruppo, riportando in bianconero Simone Scuffet, assicurandosi Gabriele Angella e prenotando per la prossima stagione Kevin Lasagna dal Carpi. In secondo luogo, ha cercato di rendere nuovamente l’Udinese una fucina per i baby talenti più interessanti. Missione compiuta: alzi la mano chi avrebbe scommesso su Seko Fofana e Jakub Jankto. Chi avrebbe pensato che l’ex Manchester City si sarebbe rivelato un acquisto straordinario? Chi non ha storto il naso pensando alla conferma del ceco classe 1996, corteggiato dal Benfica in estate? Bonato ha visto bene e questo è un merito innegabile.
Ora resta solamente lo stupore per un addio non preventivabile, specialmente dopo che il DS aveva affermato di voler progettare la prossima stagione nel corso di questa settimana. Al di là delle possibili motivazioni, resta la sensazione di aver perso un grande dirigente e di dover nuovamente ripartire con una nuova ricostruzione. Non il massimo per chi vuole migliorare una stagione già positiva.