Miano racconta Zico: "Un fuoriclasse. In quell'Udinese posso dire di esserci stato anche io"
Paolo Miano ha rivissuto, nel corso di una lunga intervista rilasciata al Messaggero Veneto, l'arrivo di Zico all'Udinese e quella magnifica Udinese della quale anche lui faceva parte: "Spesso la gente mi chiede di quei tempi e io rispondo sempre allo stesso modo, snocciolando quegli aneddoti utili affinché le persone possano capire che persona era Zico. Ero un bambino delle medie e dopo averlo visto in televisione me lo ritrovai in persona per la prima volta in un’occasione benefica. Zico arrivò dal Brasile con altri undici giocatori per disputare un’amichevole a favore dei terremotati dell’Irpinia. Partirono nonostante il veto della federazione e giocarono a Udine in un pomeriggio freddissimo di gennaio. Loro erano in dodici e ci dissero che avevano bisogno di una riserva. Io alzai immediatamente la mano e mi proposi con la speranza di entrare poi, ma non accadde ovviamente. Zico segnò il secondo gol e ricordo il calore della gente.
Facemmo una tournée in Brasile qualche mese prima che lui arrivasse. Noi dell’Udinese eravamo a Ipanema e ci dissero che alla sera Dal Cin avrebbe portato Zico a cena. Già si vociferava qualcosa. Passarono pochi mesi ed eccoci in squadra assieme.
Per me il calcio era un divertimento, non lo vedevo come un obiettivo. Mi ritrovai in prima squadra con Zico e con Causio, che da juventino quale ero, per me era un altro mito. Cominciammo con quel 5-0 di Marassi contro il Genoa, e oggi posso dire che io c’ero. Peccato però perché dopo la prima stagione, la seconda con Zico non riuscimmo a fare bene. La proprietà parlava di un grande allenatore, ma a mio parere con Vinicio non facemmo il salto di qualità.
Il calcio è cambiato, ma lui era un fuoriclasse e farebbe benissimo anche oggi. Ci sono i fuoriclasse che possono giocare in tutte le epoche. La cosa che mi colpiva era la sua semplicità, lui giocava in verticale, ti metteva la palla e si arrabbiava se non facevi il movimento. Non parliamo poi delle punizioni, che erano rigori».
Si ricordano di me per il gol all’Inter. Iniziai a fare dribbling di puro istinto e lui dietro che mi diceva “tira, tira!” Indimenticabile"