L’A.P.U. non è squadra banale
Nel bene e nel male. Ma inizio da lontano.
Mentre butto giù queste righe attendo un aereo che da San Francisco mi porta a Chicago, immerso in una nazione già tesa per ragioni d’impeachment, prostrata dal dolore di avere perso un simbolo.
E contestualmente il mio, di dolore, è aumentato dal fatto che in Italia le bibbie sportive ritengono più importante ritrarre Insigne, relegando Kobe ad un angolino (dove invece i giornali del mondo intero hanno dedicato al ragazzo di Phila l’intera prima pagina.
E la Lega? Il Milan chiede di fare un minuto di silenzio (Bryant era dichiaratamente tifoso rossonero): rifiutato.
Se questi sono esempi che ci rappresentino, la nazione che difendo orgogliosamente quando viaggio all’estero si merita quello che ha. D’altra parte, Bryant parlava un italiano nettamente più corretto di tanti dei soggetti che decidono, dello sport italiano, il bene ed il male. E spesso anche di qualche collega che di sport parla, per professione. Lo dico con la morte nel cuore.
Ciao, Mamba. Uno contro uno con ‘druze’ Drazen, non fatevi troppo male e per cortesia non fate casino. Tanto finisce pari.
Nel bene e nel male, dicevo: l’Udine cestistica può vincere e perdere contro tutti. E Alessandro Ramagli, dopo la netta affermazione su Ravenna, lo ha spiegato.
È ora di finirla con questo tiro al piccione, giudicando una sola gara di un giocatore come se fosse lo specchio, esatto, della sua classe o, più spesso, testimonianza di quanto sia ‘sega’.
Dobbiamo, tutti, imparare a rispettare il lavoro dei tecnici e la sofferenza, spesso, con la quale i giocatori si allenano e giocano, magari lontanissimi dal loro 100%, solo per l’amore che nutrono verso maglia, ambiente e soprattutto questo maledettissimo gioco che ci piace così tanto.
Alessandro, Andrea e Giovanni Battista si smazzano, allenano quello che hanno, e non è poco; la grande professionalità di Ramagli si vede non solo per quello che si vede in campo, ma anche nell’avere portato sotto i riflettori le difficoltà fisiche della squadra dopo una grande vittoria, non come alibi di una sconfitta.
È vero: dopo aver battuto la capolista coach Ale non ha mostrato grande gioia. Nessuno si permetta, però, di pensare che non gliene freghi nulla. Ama, difende e lotta per i colori, per la città, difendendo i propri giocatori come fossero suoi figli. E questo, per me, conta più di tante parole. Quelle non dette ma che gli si leggono negli occhi.
Questo campionato, lo diciamo da sempre, è complicato per la sua inusuale formula; vincere all’inizio è importante, molto di più però arrivare al massimo della forma quando la fase ad orologio sarà quasi finita. Oggi è tutto ancora fluido, con tante squadre in pochi punti e una graduatoria in divenire; le squadre sono in costruzione, specie quelle più importanti che attendono quali elementi possano scendere di categoria. Si veda l’amico lettone appena spostatosi di qualche decina di chilometri ad ovest: l’impatto fisico e tecnico di un ragazzo ‘under’ da 15’ di impiego in A1 con Trieste è stato devastante; quando Giulio Gazzotti ha potuto giocare senza la fastidiosa fascite plantare che lo ha tenuto fuori contro Ravenna ha mostrato una velocità di pensiero ed esecuzione, specie in difesa, inarrivabile per gli avversari.
Udine ha un criterio di costruzione peculiare: avere un centro (finalmente dominante) come Beverly che potrebbe più facilmente essere utilizzato da ‘numero 4’ implica che gli elementi, esterni ed interno a supporto, possano essere ruotati agilmente togliendo all’avversaria punti di riferimento. Se però fisicamente troppi ragazzi non sono nemmeno vicini all’optimum le cose si complicano, subendo le iniziative avversarie.
Io attendo, con fiducia, che tutti arrivino ad un livello fisico accettabile: a quel punto sarà durissima per tutti, ancora di più rispetto a quanto succede oggi.
Un sospiro per Teejay Cromer: non è un top player, e questo si sa. È vero però che di americani forti quanto lui, nella seconda lega italiana ce n’è ben pochi. Ho ricevuto lo scouting della gara contro Ravenna: il ragazzo con il numero 0 ha sbagliato qualche tiro di troppo, vero; perso qualche palla, vero. Ma assist e rimbalzi? E una valutazione totale di 14? È altresì vero che per il ragazzo della Georgia nutro un affetto particolare, ma di giocatori così polivalenti ne vedo pochi in giro. Adesso che si sta anche applicando di più alla fase difensiva, e con il rientro di Penna accanto ad Amato gli verranno risparmiati compiti di playmaking, il suo rendimento sarà destinato a crescere ancora.
Montegranaro, Imola e Mantova diranno se Udine ha definitivamente svoltato. Da qua ai playoff, però, la strada è ancora lunghissima.