I postumi di un’annata sottotono: la svalutazione della rosa e la rivoluzione che non ci sarà
- Sei reduce da un’annata a dir poco disastrosa? Nessuno dei tuoi elementi in rosa ha veramente brillato? Allora puoi dire addio a quelle plusvalenze che ti sono sempre state care. Per i Pozzo non sarà di certo una stagione da ricordare, se non altro perché non riusciranno come un tempo a mettere in vetrina i propri assistititi e venderli a peso d’oro. Il meccanismo “compra giovani sconosciuti e valorizzali fino a quando non raggiungeranno un valore di mercato adeguato per le casse societarie” si è inceppato drasticamente, facendo riflettere non poco sulla validità di una politica che sempre predilige ragazzi di ogni angolo del mondo rispetto ai nostrani. D’altronde è sempre stato una scommessa e un rischio. Non tutti riescono ad ambientarsi e sbocciare all’ombra del cjiscjel di Udin, soprattutto se dietro i promessi campioncini non c’è un nutrito zoccolo duro di veterani partecipi emotivamente alle sorti della squadra bianconera. Quanti paragoni inadeguati ed altisonanti sono stati fatti per presentare le nuove stelle che approdavano in Friuli? È il nuovo Messi, il nuovo Neymar, il nuovo Pirlo, il nuovo Iniesta…si potrebbe andare avanti all’infinito. Accostamenti certamente importanti ma che hanno avuto il solo merito di deludere i sostenitori friulani nel momento in cui i calciatori non hanno convinto e sono stati relegati ai margini, finendo spesso nel dimenticatoio. L’integrazione e l’identificazione con un ambiente sui generis diventa ancora più difficile se in spogliatoio non trovi qualcuno che ti faccia da guida e sia disponibile a seguirti anche nei momenti liberi e di svago. L’Udinese dei record era prima di tutto un gruppo, capeggiato da un allenatore come Guidolin che invitava i giocatori a casa pur di conoscerli meglio e farli crescere. Era un’Udinese composta da un mix di italiani e giovani promesse rispettose della realtà in cui erano inseriti. Una squadra che, come ha rivelato Domizzi, si ritrovava ogni settimana in centro ad Udine per cenare assieme e cementare il proprio rapporto. Amici prima di tutto, prima di ogni rivalità per un posto da titolare. Amici che grazie ad uno spirito di squadra ed al lavoro di alcuni gregari riuscivano a mettere in luce i più talentuosi, destinati in futuro a giocare nelle squadre più blasonate del mondo. Gli incassi derivanti dalle vendite erano poi destinati ad essere reinvestiti in giovani promesse, prenotate e strappate alla concorrenza dei club metropolitani con mesi, se non anni, di anticipo. Era il modello Udinese, tanto osannato e celebrato in ogni dove. In tanti hanno cercato di copiarlo, spesso con scarsi risultati. Poi, d’un tratto, il giocattolino ha iniziato a rompersi. I soldi hanno iniziato a prendere il volo con destinazione Inghilterra. Non solo i soldi. Anche le ambizioni e i progetti. Dalla parte sinistra della classifica si è passati drasticamente agli ultimi posti. Il tutto nel giro di tre anni. Una picchiata vertiginosa che sembra non arrestarsi più e che non riesce ad essere colmata dalla costruzione di una casa sognata da tutti gli appassionati di calcio. La tanto invidiata programmazione sembra essersi indebolita. Sempre più spesso, per rimediare agli errori fatti in estate, ci si accontenta di alcune vecchie conoscenze, svincolati o a parametro zero. Tutto questo ha ovviamente un prezzo che si chiama svalutazione. Di cosa? Del proprio capitale principe, ovvero del parco giocatori. Di conseguenza se il portafoglio non si riempie adeguatamente con gli incassi delle vendite viene meno definitivamente anche la possibilità di attrezzare una squadra competitiva. Secondo quanto riportato dal Gazzettino, la valutazione della rosa messa a disposizione nel quadriennio di Guidolin si aggirava attorno ai 200 milioni di euro. Quasi il triplo rispetto a quella attuale, valutata circa 80 milioni. I pessimi risultati sportivi della squadra, dunque, hanno inciso non poco sul deprezzamento anche dei meno peggio. Il caso più eclatante è stato Karnezis, che ha visto dimezzare da 10 a 5 milioni il prezzo del suo cartellino. L’unico a salvarsi, avendo visto il suo valore raddoppiare è stato Badu, oggi valutato circa 8 milioni di euro. Il ghanese sarebbe dunque l’unico a poter permettere all’Udinese una plusvalenza accettabile. La società friulana non può più definirsi come una gioielleria di lusso. I più ambiti per gli acquirenti sarebbero Widmer e Fernandes, il cui costo si aggiorna intorno ai 10 milioni di euro per ognuno. Si è molto lontani dai 35 milioni sganciati dal Barcellona per Sanchez. Anche per l’impossibilità di ottenere plusvalenze consistenti probabilmente non ci sarà la rivoluzione tanto annunciata. Si punterà di nuovo sulla rivalutazione di alcuni elementi che non hanno reso secondo le aspettative. La presenza di più over 30 rispetto al recente passato fa sì che i margini di guadagno si riducano drasticamente. E allora ecco che un nuovo tecnico come Iachini, lavoratore silenzioso e che non pretende la luna, fa il caso dell’Udinese. Con buona pace di tutti i tifosi friulani.