GSA: sei gare per non rovinare tutto
La sconfitta di Imola ha complicato maledettamente i piani dell’A.P.U., riavvicinandola in maniera preoccupante alla zona play-out che oggi dista solo due lunghezze. Diverse le ragioni che hanno portato a questa situazione: sicuramente un quadro-infortunati sempre da codice rosso, a cominciare dal jolly difensivo Ricky Truccolo fuori per l’intera stagione a causa di un legamento lesionato. Per continuare con Allan Ray, infortunatosi all’anca proprio nell’ultima gara vittoriosa (contro gli Sharks in casa) e mancato maledettamente proprio nelle ultime, infelici uscite dei suoi; una gestione dello spogliatoio non sempre esemplare da parte di coach Lardo, uno che ho sempre difeso ma che ci deve mettere tutto il proprio talento ora che il gioco si fa duro, come soleva dire Richard Nixon (perché ieri Diop ha fatto zero minuti, ad esempio?). Troppe prestazioni discutibili di giocatori-chiave, quelli cui affideresti il tiro del campionato.
Ma tutte queste cose sono il passato, e contano nulla all’alba di un ciclo decisivo. Niente di irreparabile, sia chiaro: anzi, un paio di vittorie riporterebbero la situazione bianconera nei canoni di una tranquillità meritata e tutto sommato alla portata: ma come direbbe qualcuno meno innamorato di me di questa squadra, i punti vanno fatti e le chiacchiere stanno a zero.
Ad iniziare da domenica 19 marzo: in occasione della Festa del Papà al PalaLongobardi sarà di scena “il Derby” contro l’Alma Trieste. Terzi in classifica e nettamente più forti, i giuliani scenderanno in Friuli convinti di annientare i friulani, fuori e dentro il campo: ed è proprio lì che attendo i giocatori della GSA. Se hanno attributi, carattere, capacità, cosa di cui non posso dubitare, Lardo e soci avranno un’occasione incredibile per dimostrarlo. E a costo di essere il solito anarchico, se Allan ce la dovesse fare io sacrificherei il buon Stanley Okoye a vantaggio del nuovo arrivato, Rein Veidman. Non per questione di talento, ma “l’estone che non ride mai” ha mostrato attaccamento, carattere, resilienza e doti tecniche e tattiche imprescindibili per questa squadra. Più ancora dell’eccezionale atletismo di Okoye, troppo spesso però al servizio di azioni da “playground”.
Ma tutti dovranno portare il loro contributo: Pinton al tiro, Traini e Nobile in cabina di regìa; Zacchetti la smetta con i psicodrammi in campo (vedasi il fallo tecnico comminatogli ieri) che non gli permettono di giocare come deve fare, da lungo pesante e di esperienza. Vanuzzo cancelli con una superprestazione, da capitano, i gesti alla nostra curva che all’andata mi piacquero poco, e Fall e Diop siano le note fresche a corollario di una prestazione che dovrà giocoforza essere super.
Dopo Trieste, tre gare da bersi tutte d’un fiato: Dinamica Mantova di coach Martelossi a Udine, lo scontro diretto di Ferrara e Jesi ancora a Udine, prima di scendere al Palaverde e chiudere a Cividale contro la Effe di Bologna. Non un calendario facile, ma ad oggi squadre semplici da affrontare non ne esistono. Specie in un campionato competitivo come la A2, in particolare nel girone Est nel quale Udine si batte.
La salvezza è alla portata: i giocatori devono però metterci tutti loro stessi. Lo devono alla città, di cui la dirigenza è pazzamente innamorata; lo devono a chi, come noi, li segue e li difende a costo di prendersi qualche “parola” di troppo dagli opinionisti da tastiera; lo devono in particolare ai tifosi, a cominciare dal Settore D che li segue sempre e dovunque. Lo devono infine al “dynamic duo” Pedone&Micalich: il presidente è un combattente, entusiasta e vincente, che smazza soldi per nutrire il sogno di noi tutti. Il GM una forza della natura, un amante della pallalcesto che deve combattere ogni giorno per calmare i propri entusiasmi, convogliandoli nell’alveo di una gestione oculata, e soprattutto quelli del “Pres” che vorrebbe bruciare le tappe, salire di categoria e competere per le piazze che contano, senza passare per una necessaria fase di transizione.
Transizione che deve assolutamente contare sulla salvezza in questa stagione, prima di pianificare la prossima. Io ci credo, perché Udine con tutti i problemi, gli errori e le chances perdute mostrate sul campo ha mostrato di valere una posizione fra il sesto ed il nono posto. Ma le cose vanno guadagnate: senza pensare a cosa gli altri possono fare per noi, dobbiamo chiederci cosa possiamo fare noi per questo sport.
Noi? Domenica tradiremo l’Udinese ed alle diciotto saremo al PalaLongobardi, raccontando una gara che in Friuli si aspetta da troppo tempo; sfottiamoci, niente di più. E da lì in poi innestiamo le marce alte per chiudere la stagione vicini al 50% di vittorie che mi sarei augurato prima dell’inizio della stagione. Senza dimenticare che il basket è una malattia bellissima, per noi che smaniamo per una stoppata alla Porzingis o per le smorfie del Prescelto.