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GSA ed io, fratelli nella presunzione

di Franco Canciani

Capita ai migliori, figurarsi a me.

Capita alla GSA di mangiarsi una gara dimenticandosi che nel basket europeo, da che mondo è mondo, si giocano quaranta minuti e non quindici.

Capita a giocatori bravi come i “nostri” di lasciarsi sfuggire l’inerzia a vantaggio dell’avversaria, brava ad approfittarne e a ricordare, con i canestri, che la classifica cantava dieci punti per entrambe.

Capita infine a me, che fra i migliori proprio non sono, di farmi cantore di una causa persa arricciando il naso e misconoscendo che se di fronte l’A.P.U. avesse avuto una squadra mediocre l’avrebbe comunque portata a casa. Invece no.

Ci pensavo stamattina, rileggendo quel che ho scritto ieri sera, a caldo, a commento di una gara che mi ha scottato e non poco. E stavolta non ho potuto andar d’accordo con me stesso.

Jesi ha giocato da squadra: vera. Rimango della mia, dicendo che Udine la vince nove su dieci: ma questa è la decima, e di fronte a Massone, Marini e Rinaldi (Hasbrouck buono, ma loro determinanti) i nostri hanno dovuto lasciare il passo.

E avrei dovuto anche riguardarmi il secondo antisportivo fischiato a Ken Brown: indovinato, nel senso che visto e rivisto dall’angolazione della telecamera mi lascia perplesso. Ed alla luce di questo, fossi stato Damiano Cagnazzo (tecnico fra i più sottovalutati della lega, lo ribadisco) probabilmente sarei esploso anch’io. Ieri forse, dato il lutto arbitrale, era giornata da star calmi e su questo non torno indietro: ma lì per lì...

Paradossalmente, poi, l’espulsione ha motivato i compagni del numero due, ad iniziare da Federico Massone, e forse rilassato gli udinesi: ai quali mal ne incolse.

Altre cose le ribadisco: che gli arbitri ci hanno ripensato, dopo, e questo è sbagliato (ma non hanno inciso sul risultato); che Udine, dopo l’episodio, era avanti di sei con la palla in mano e da lì si è definitivamente disunita offrendo il fianco ad un’Aurora determinata e coperta; che in definitiva Udine se l’è mangiata, e brava la Termoforgia a farsi trovare pronta all’appuntamento.

La pallalcesto è bella per questo. Ed io, ieri, me lo sono scordato bellamente. E a Damiano Cagnazzo ed alla sua società, che ieri ci hanno mostrato cosa significhi intensità, chiedo scusa per l’intemerata, faccio i complimenti per la classifica (con una formazione completamente diversa da quella dell’anno passato) e volentieri fisso l’appuntamento per il ritorno: per una sana “vendetta” sportiva sul campo.


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