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ESCLUSIVA TU - Amoroso: "Io in società solo quando mio figlio avrà iniziato la carriera. Una volta Calori..."

di Davide Marchiol

Eccovi la seconda parte delle dichiarazioni rilasciateci in esclusiva da Marcio Amoroso. Potete leggere la prima parte cliccando qui.

Ti senti legato al Friuli e ai friualni? “Mio figlio primogenito è nato qua, ma subito quando sono arrivato qua con mia moglie da giovane mi sono sentito coccolato, mi hanno adottato. Dicevano di tenermi d’occhio perché avrei potuto dare tanto all’Udinese e i friulani mi hanno aiutato in momenti non facili. Era difficile soprattutto per mia moglie, che restava spesso sola in una terra in cui non conosceva nessuno. Per questo vivo a Udine con estremo piacere”

Ci potrebbe essere un futuro in società per te? “È un po’ difficile dirlo, perché mio figlio gioca nel settore giovanile dell’Udinese e non vorrei unire troppe cose. In questo momento ha già il mio cognome che pesa, non vorrei mettergli ulteriormente pressione. Nel mio momento in cui però dovesse cambiare squadra, o firmare con l’Udinese e andare in prestito, allora per me che vivo ormai a Udine si potrebbero aprire altri scenari. Mi piacerebbe molto lavorare coi ragazzi più giovani, sono la base delle società”

Cosa consiglieresti a un Lasagna che sembra in difficoltà? “Lasagna è ancora giovane, ha tanta corsa, è un velocista, va in profondità come pochi in Italia, ma non è tranquillo quando deve finalizzare. Dentro l’area devi stare più calmo, perché alla più brutta se ti toccano è rigore. Con la voglia di sfondare la porta crei solo problemi”

Cosa manca all'Udinese per fare un salto di qualità? “L’amicizia, il gruppo, che si crea in spogliatoio è fondamentale per un salto di qualità, aiutare chi non conosce la lingua, chi è in difficoltà. Il calcio non è solo dentro il campo, ma anche fuori, ci sono i rapporti esterni. Comunque l’Udinese è brava in questo ambito, ha un settore giovanile, una società solida che cura benissimo i giocatori con tutto quello di cui hanno bisogno. Magari ci fossero stati quando c’ero io, avrei fatto 200 gol all’anno”

In Brasile ti chiedono di come sia la situazione ora in Italia? “Devo innanzitutto fare i complimenti al popolo friulano, che è stato molto bravo a tenere il contagio molto basso rispetto ad altre regioni.  Parlo spesso con Cafù, con Junior, Paulo Sergio, Aldair, tanti brasiliani che hanno giocato qua, Emerson, sono tutti tristi per quello che sta succedendo qua in Italia, soprattutto nel periodo in cui è partito il virus, siamo stati l’epicentro d’Europa, è partito da quello che è forse il Paese più bello d’Europa. In Brasile poi la colonia italiana è grande, sono tutti preoccupati per l’Italia. Questa pandemia comunque in tutto il mondo fa sì che si rimetta al centro dell’attenzione della salute, che per me è la cosa più importante insieme all’educazione”

Contro il Parma pare che Calori ti abbia fatto un discorsetto: “Sì è vero, però è successe contro la Fiorentina, feci due gol, entrai a gara in corso. Calori mi disse che o facevo vincere la partita alla squadra dopo tutte le volte che avevo chiesto di giocare o mi avrebbe rispedito in Brasile a calci”

Hai mai pensato di raccontare le tue avventure in un libro? “Ho iniziato in Brasile, un’autobiografia raccontata tramite foto, mi piace raccontare attraverso la foto, poi le persone hanno le immagini davanti per capire la situazione”

Quanto erano importanti Calori e Bertotto in quell'Udinese? “Ci davano tranquillità, sapevamo di avere loro, un grande portiere come Turci, ma oltre a Bertotto e Calori c’erano anche Pierini ed Helveg. Abbiamo avuto anche Raffaele Sergio, giocatori già esperti. Poi Bia mi impressionava, rubava palla con tranquillità, mai visto rubare palla così senza fare fallo, sapeva anche andare in avanti. Per noi tre davanti la sicurezza di avere giocatori così ci permetteva di giocare con tranquillità, magari facendo anche qualche cazzata (ride ndr). In allenamento Zac mi metteva Gargo a menarmi per farmi imparare com’era il calcio in Italia”


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