Calciomercato allo Sheraton: mi aspettavo tutta un'altra cosa...
Alla mia non più verde età, la direzione di questo portale sportivo mi ha concesso la grazia di assistere dal vivo all'ultimo giorno del cosiddetto 'calciomercato'.
Come offrire ad un bimbo un passepartout nella sala giochi preferita. O al luna park, se vogliamo essere analogici.
Sheraton San Siro, si arriva e fuori dalla porta la sfilata di scarpe di cuoio su piede scalzo che scendono da auto griffate promette quel che poi non sarà.
Cosa è dunque stato l'ultimo giorno del calciomercato a Milano? Il trionfo del nulla; di un paio di centinaia di operatori di settore, perlopiù afferenti alle categorie inferiori, alla spasmodica ricerca del piazzamento last minute di un proprio assistito.
Lo so, lo so: i grandi affari si fanno nelle segrete stanze: ma se l'unico dirigente che gira per i saloni dell'hotel in tarda mattinata è Nicola LeGrottaglie, DT della Samp, qualcosa significa.
Significa che i soldi non girano; che grandi squadre vanno su un obiettivo, anzi un altro, no guarda che hanno presto l'altro, per poi scoprire che il tempo è finito e allora via!, prendiamo un fuori rosa già in Italia, tanto 'si gira Giroud' e questo farà da contorno.
La domanda più gettonata a chi vi scrive, 'ma dove va Samardzic?', quando da tempo si era capito che ceduto Beto non si sarebbe mosso, vi può fornire la cifra del livello di trattative.
Beto, appunto: ormai i commenti a qualsiasi pezzo si scriva, fosse anche un 'buongiorno a tutti', parla di Udinese-società insufficiente, mercato insufficiente, eccetera. Non sindaco: però registro, ricordo, annoto che Beto-paracarro è spesso diventato 'si ma adesso che non c'è Beto dovete prendere una punta di peso'. Ma come? Un paracarro, ceduto per 38 milioni diviene perno insostituibile?
Chi vi scrive non ha mai negato di apprezzare il portoghese; tecnica da affinare, sicuro, ma potenziale enorme. Come quello di Lucca.
Senza polemica, torniamo allo Sheraton dove l'unica variazione sul tema-encefalogramma-piatto lo fornisce un noto personaggio di rete sportiva che arriva e comincia uno show stile Zelig. Diciamocelo, meglio l'encefalogramma piatto.
Vediamo Taibi rincorso dalle reti collegate, arriva Beppe Riso (procuratore di Tonali, Frattesi e Lucca fra gli altri) che sorride e abbraccia, ci concede due battute, saluta tutti e se ne va.
Game over.
Intanto ho saputo che il Cosenza prende Canotto, e il Torino rileva a titolo definitivo Cristian Padula dalla Roma. Son soddisfazioni.
Mentre le camicie strettissime degli operatori lasciano (purtroppo pezzate dal sudor patrio) l'hotel, e lo facciamo anche noi mandiamo in scena un video finale, depresso anziché no, ché ci si aspettava 'tutta un'altra cosa'...
Ho definito sufficiente il mercato dell'Udinese in attesa di vedere cosa valgano i virgulti assoldati, a differenza della maggior parte dei tifosi che invece lo definiscono 'buono per una media squadra di serie B' (cit.). La chiosa giusta alla situazione friulana ce l'ha data un vecchio volpone del mercato, con cui abbiamo preso uno dei tanti caffé della giornata: 'se avete cu*o, ottavi; normalmente, arrivate decimi-undicesimi. Se vi va male, quart'ultimi'.
Amen. Sipario. Si accendono le luci in sala ed è tempo di Frosinone.
Una sola cosa: ieri alle 18 e qualcosa si è giocata Sassuolo-Verona, mentre il mercato era ancora aperto. Mi sono chiesto cosa sarebbe successo se, ragionando per assurdo, alle 19:30 le due società avessero mai trovato la quadra per il trasferimento, invento, di Ngonge in neroverde. Avrebbe cambiato maglia negli spogliatoi?
Facezie, lo so. Paradossi, ma tanto valga per giustificare le lamentele di chi dice che un mercato che dura praticamente un trimestre (fra sessione estiva ed invernale) non si può sostenere. Ma tanto chissene, le autorità che governano il calcio ormai guardano solo alle decisioni di Bin-Salman.