Barak, un caso Jankto bis?
"Barak veniva ogni settimana per chiedere di andare via, provateci voi a trattenere giocatori che chiedono costantemente la cessione", parola del direttore tecnico bianconero Pierpaolo Marino. Se le cose stanno effettivamente così, se quel che ha raccontato oggi il ditì in conferenza stampa è la verità, giustissimo allora che il ceco abbia fatto le valigie e se ne sia andato a Lecce. Tenere in rosa un giocatore senza i giusti stimoli non avrebbe avuto alcun senso. A Udine serve gente affamata, gente che ha voglia di arrivare, di dimostrare qualcosa con questa maglia indosso. E' solo così che a queste latitudini si possono raggiungere risultati importanti. Lo deve far capire la società allo spogliatoio, in Friuli non si viene per vivacchiare, giusto in attesa di qualche altro contratto.
La formula vincente dell'Udinese, ce lo testimonia il passato, si è sempre basata proprio sull'ambizione di giovani giocatori sconosciuti che arrivavano a Udine in cerca di un'occasione, di una possibilità per sfondare nel calcio che contava. Gli Amoroso e i Bierhoff prima, i Sanchez e Handanovic poi, giovani di talento, praticamente semi sconosciuti ai più, che qui maturavano e facevano il salto di qualità.
E di Barak, il salto, quello vero, lo stiamo ancora aspettando. Antonin, arrivato dallo Slavia Praga, dopo quell'esordio, dopo quella prima parte di campionato in bianconero nella quale aveva stupito tutti con gol, tecnica e corsa, anche a causa di un infortunio lunghissimo (un anno fuori per una protusione discale), non è mai riuscito a fare quel qualcosa in più per diventare un giocatore davvero importante per questa squadra. Eppure le potenzialità sembrava averle tutte.
Che è mancato? La dirigenza dice gli stimoli. "Durante gli allenamenti qua tutti i valori di Barak erano sotto lo standard, contro il Torino con il Lecce mi hanno telefonato parlandomi dei valori che ha riportato, erano tutti sopra le righe, questo a dimostrazione di come l'aspetto mentale sia importantissimo" ha spiegato ancora Marino. Ricordo le prime sirene di mercato, la Lazio, il Milan, ricordo un rendimento in calando da gennaio in poi, ricordo poi la querelle infortunio, con il giocatore tornato in patria a curarsi e le voci di un possibile addio che si rincorrevano. Non vorrei che Antonin, ipotizzo, si sia sentito, come accaduto anche in altri casi negli ultimi anni (celebre quello del suo connazionale e amico Jankto) arrivato prima del previsto. Già troppo grande per restare all'Udinese.
Il dubbio resta, legato al fatto che ovviamente un infortunio così lungo ti toglie tanto e che ci vuole tempo per ripartire. E di spazio, nella prima parte di stagione, visto la permanenza di De Paul, ne ha avuto pochissimo. Vedremo a Lecce, l'inizio è stato per lui ottimo, con il gol al debutto nel poker al Toro. Vedremo se lì, con nuovi stimoli e con nuove ambizioni Barak tornerà quello di un tempo.
Ritorno a Udine rigenerato? Marino è stato molto titubante, come se qualcosa si fosse definitivamente rotto, come se la separazione fosse arrivata dopo un brutto litigio. Se la ferita sarà risanabile lo sanno sicuramente loro meglio di me. Io spero di riavere a giugno un Barak diverso, con la testa giusta, voglioso di fare qualcosa di davvero importante con la maglia bianconera addosso.