Apu Udine, un’altra occasione sprecata: dal +10 al blackout. Cantù è più lucida, l’overtime condanna i bianconeri
Per l’Apu Old Wild West Udine la trasferta di Desio segna un copione già visto. Una gara giocata con qualità, personalità e coraggio, capace di produrre break importanti e di controllare il ritmo per lunghi tratti, ma ancora una volta non basta. Cantù vince 90-85 all’overtime, e lo fa con più lucidità e più punti nelle mani nei momenti decisivi.
Udine aveva costruito un vantaggio solido nel terzo quarto, arrivando anche a +10 grazie alla miglior fase della sua partita: difesa aggressiva, transizioni pulite, fluidità offensiva. Sembrava il momento perfetto per indirizzarla. Poi l’inerzia cambia improvvisamente, e l’Apu si spegne. Sneed firma i canestri della rimonta e, quando trova la tripla del 65-65 a cinque minuti dalla fine, la partita gira in modo definitivo.
Da quel momento Udine smette di giocare. Il parziale diventa pesante – 14-0 per Cantù – e il vantaggio si trasforma in un baratro. Cantù gioca semplice: palla nelle mani dei suoi giocatori più produttivi, con soluzioni di talento dal palleggio. L’Apu prova a rispondere, ma attacca senza più un piano, forzando conclusioni e perdendo ritmo. E la differenza è tutta lì: Cantù dispone di giocatori capaci di creare punti dal nulla, Udine deve lavorare molto di più per ogni possesso.
Eppure questa squadra ha una qualità che non si può ignorare: l’orgoglio. Quando la partita sembra finita, sul -5, l’Apu tira fuori tutto ciò che ha. Bendzius e Hickey non mollano, i bianconeri si costruiscono addirittura tre occasioni per passare avanti e, sull’ultimo possesso dei tempi regolamentari, Alibegovic firma la tripla del 75-75 che manda la gara al supplementare.
L’overtime è un’altra storia. Udine arriva stanca, mentalmente e fisicamente. Cantù è più fredda, più concreta, più determinata a chiuderla. In Serie A non ti vengono concesse tre opportunità: se per due volte lascia scappare la vittoria, la terza non arriva. L’ultimo possesso, il tiro del possibile secondo overtime nelle mani di Bendzius, si infrange sul ferro.
È qui che emerge l’aspetto più critico di questo momento: le belle prestazioni non fanno classifica. La sensazione di giocarsela con tutti non porta punti. I complimenti degli avversari non si trasformano in una risalita. Udine resta all’ultimo posto, insieme a Treviso, Varese e Sassari. La squadra mostra potenziale, ha identità e idee chiare, ma la Serie A non perdona i blackout.
Sabato arriva una delle rivelazioni del campionato: Tortona. Una squadra giovane, brillante, che gioca un basket efficace e che sta sorprendendo per continuità e qualità. Sarà una partita delicatissima, non solo in chiave classifica ma anche per capire il momento dell’Apu. La società e lo staff dovranno inevitabilmente riflettere: ci sono giocatori che ancora non incidono come dovrebbero e, in alcuni ruoli, sembra mancare un riferimento affidabile nei momenti chiave.
Udine ha dimostrato di poter stare nella categoria. Ma ora deve dimostrarlo con i risultati. Perché la stagione non aspetta e il tempo degli applausi è finito. Servono punti. Ora. Al Carnera. Davanti al proprio pubblico.