APU Udine, buone prestazioni ma nessuna vittoria: troppi i minuti concessi
L'APU Old Wild West non è ancora riuscita, in questo inizio di campionato, a mantenere il focus per tutti e 40 i minuti che compongono una gara. Le quattro sconfitte che hanno inaugurato la stagione sono da imputare - non in maniera esclusiva - a questo fattore e quella del derby con Trieste, di certo la più dolorosa per i tifosi, non fa eccezione.
Che i primi avversari fossero tra i più ostici che potevano capitare lo si sapeva fin da quando è stato diramato il calendario, ma ciò non può e non deve essere un alibi; prima o poi i campioni d'Italia della Virtus Bologna e i vicecampioni della Germani Brescia avrebbero dovuto essere affrontati, così come gli (sportivamente) odiatissimi nemici della Pallacanestro Trieste. Le scuole di pensiero alla fine sono sempre due: c'è chi avrebbe preferito incontrarli quando i meccanismi erano già rodati e chi preferisce liberarsi del dente per porre fine al dolore.
Ciò che rammarica di più è la modalità nella quale queste sconfitte sono giunte. In nessun caso si è trattato di disfatte, anzi: Udine a meno di un minuto dalla fine del tempo regolamentare era in vantaggio contro la Virtus, contro Trieste i bianconeri hanno guidato la partita per circa 35', a Reggio Emilia è arrivata una grande risposta in rimonta e contro la Germani i primi due quarti sono stati a marca friulana. Il denominatore comune di queste sconfitte rimane però uno soltanto: i minuti concessi agli avversari.
Al netto delle assenze che hanno fatto sì che soltanto nell'ultima di campionato l'APU avesse il roster al completo a disposizione e di un equilibrio ancora tutto da trovare - si sono visti soltanto sprazzi dei "veri" Bendzius e Dawkins, ad esempio - non è possibile concedere frangenti di partite agli avversari. Non se si vuole rimanere in Serie A. Così come capitato nelle tre sfide precedenti, anche contro Trieste è arrivato un momento di blackout.
Per circa tre minuti nell'ultimo quarto né i padroni di casa né i bianconeri sono stati capaci di trovare il fondo della retina; i giuliani - più navigati nella categoria e con un organico sulla carta superiore, va detto - hanno però infilato un parziale di 13 a 5 tra il 7' e il 10'. Il tempo però non è soltanto lo scorrere dei minuti, è anche il tempismo con il quale si eseguono le diverse letture in attacco. Nella frenesia del cercare di riagganciare il risultato, Hickey e Alibegovic in particolare hanno provato a forzare giocate che avrebbero potuto essere sfruttate in maniera diversa. A loro non va attribuita una responsabilità maggiore per la sconfitta rispetto ai loro compagni di squadra, sia chiaro; sono anzi stati proprio loro per larga parte a mantenere il match in equilibrio con due buone prestazioni.
Chi ha tempo non aspetti tempo è un adagio che non passa mai di moda. L'APU ha tutto il tempo per poter appianare una strada che pare in salita e può farlo già a partire dalla prossima sfida contro la Dinamo Sassari. Entrambe le squadre devono ancora sbloccarsi in campionato e il risultato dirà molto - non tutto - sulle rispettive prospettive per la stagione. Quel che è certo è che il tempo passa e non fa caso alla prestazione durante una partita: il giudice finale è il tabellone al termine dei 40 minuti.