.

Ali Adnan: "Il calcio per noi era un intrattenimento, a Udine mi sento a casa, sul futuro..."

di Luca Trusgnich

Il sito ufficiale della FIFA ha voluto dare un'immagine di Ali Adnan, il primo giocatore iracheno nel campionato italiano. Il laterale dell'Udinese è stato intervistato da Franco Nicolussi. 

Cosa significa crescere a Baghdad?

"Come puoi immaginare, ogni giorno è una lotta per sopravvivere, ma nonostante questo, noi bambini cercavamo di divertirci. Io e i miei amici giocavamo a calcio nelle strade per distrarci o guardavamo le migliori squadre al mondo alla tv quando le bombe lo permettevano. Il calcio era la sola forma di intrattenimento". 

Quanto importante è stato il calcio nella tua famiglia?

"Con sette figli, il calcio aveva un ruolo importante. Mio padre con mio zio Alì Khadim giocava in una squadra di Baghdad e negli anni '80 è anche andato in Nazionale. Da piccolo ero un grande fan di Roberto Carlos, che aveva un sinistro incredibile".

Quali sono stati i tuoi primi passi nello sport?

"Ho iniziato ad Ammo Baba quindi nell'Al Quwa Al Jawiya prima di entrare nel 2010 nelle giovanili dell'FC Baghdad. Dopo aver debuttato in prima squadra, ho fatto il mio esordio internazionale in una amichevole contro il Bahrain nel 2012. Una sensazione indescrivibile".

Come sei arrivato in Europa?

"Il momento cruciale della mia carriera sono stati i Mondiali U20 del 2013 in Turchia, in cui siamo arrivati quarti. Sono stato notato da osservatori che mi hanno subito portato al Caykur Rizespor, nella massima serie del calcio turco". 

Come sono stati i tuoi due anni là?

"Mentre la prima stagione è stata fantastica, personalmente, nella seconda ho avuto un paio di contrasti con l'allenatore per opinioni divergenti. Nonostante questo, i miei tifosi mi volevano lì a tutti i costi".

L'Udinese?

"Mi ha sorpreso che una società del calibro dell'Udinese fosse interessata a me, ma ho capito che questo è tipico della filosofia del club. Hanno scoperto talenti in tutto il mondo e li hanno venduti a grandi club. Mi auguro succeda lo stesso a me".

Quali sono le tue prime impressioni su Udine?

"Nonostante le difficoltà della lingua, mi trovo molto bene, mi sento a casa in Italia e spero di portare qui presto anche la mia famiglia. Mi trovo bene con tutti  e il fatto che ci siano tanti stranieri in squadra facilita l'integrazione. Mi trovo molto bene con Thereau e Bruno Fernandes".

La tua prima gara in bianconero?

"Non sarebbe potuta andare meglio. Abbiamo battuto in casa loro i campioni d'Italia della Juventus. Prima di quella gara ero totalmente concentrato sul mio ruolo;mi ha dato sicurezza. Voglio condividere quel successo con tutti i miei connazionali che seguivano il mio debutto in A. Mi rendo conto di essere una sorta di ambasciatore del mio Paese, ma sono anche una sorta di modello per i giovani calciatori. E' un grande onore che mi rende orgoglioso".

In Iraq ci si attende la qualificazione ai Mondiali in Russia nel 2018.

 "Dopo essere arrivati quarti nell'Asian Cup, sono convinto che ce la faremo. L'ultima volta che l'Iraq ha giocato i Mondiali è stato nel 1986, perciò è ora di rifarlo. Lo dobbiamo ai nostri connazionali, che vengono associati solo a guerra e violenza da molti anni".

A 22 anni hai già accumulato una buona dose di esperienza. Quali ambizioni hai?

"Sono felice di essere all'Udinese, ma il mio obiettivo è arrivare in uno dei top club europei e vincere un giorno dei trofei. Vorrei avere anche riconoscimenti personali, perchè credo che questo darebbe maggiore lustro al mio Paese e ai giovani iracheni che vorranno seguire il mio esempio".


Altre notizie