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A Ferrara la prima senza il figlio del Bronx

di Franco Canciani

Ciao, Allan.

Dedico a te, amico Ray, il primo paragrafo di questo pezzo che presenta la gara che credevo potesse essere il tuo ritorno da avversario a Ferrara: invece un aereo della Turkish domattina ti condurrà a Istanbul, da lì ad Ankara dove disputerai il finale di stagione con il Ronesans TED Kolejliler di coach Hasan Özmeriç  prima di tornartene a ‘Vegas. Maglie arancioblu senza il fascino del biacca e carbone: pazienza.

Lascio a domani le ragioni tattiche per le quali Rain è più funzionale di Allan in questa GSA, in questo momento ed in questo campionato: lascio andare il braccio e parlo di emozioni.

Perché sì, la costanza non è stata il tuo forte; 35 punti a Trieste e 2 quattro giorni più tardi a Mantova: ma per me, caro figlio del Bronx, il basket non è solo statistica.

È anche guardare in faccia Travis Bader, non metter nemmeno giù palla sul parquet e, mano avversaria di fronte al naso, infilare una tripla di pura “ignoranza” cestistica.

A Roseto fosti “pietra di scandalo”; cacciato ingiustamente; cagione di un “dissing” fra qualcuno che a Udine scrisse quello che pensava e sentì e chi, nella perla degli Abruzzi, difese quel che avrebbe dovuto censurare. Nacque quella sera il mio hashtag, IostoconPedone assieme a quello esibito in curva, IostoconRay. Mi meritai (a bocce fermissime) un “j’accuse” al sapor d’arrosticini, per il quale godetti della solidarietà della tifoseria e della società. Che ancor oggi ringrazio emozionato.

Un infortunio ha minato la parte finale della tua stagione: ma per due gare ti sei accomodato a fianco a noi, a urlare, tifare, protestare per i tuoi compagni, i tuoi tecnici, la tua società. Alla faccia di chi parlava di te come di un oggetto misterioso caduto a Udine ma mai partecipe delle emozioni ambientali.

Tu e la società avete fatto una scelta: lasciami dire, impeccabile. La tua commozione, oggi, è però segno che non ci sbagliavamo.

Ho visto il tuo quartiere, nel Bronx: se vi nasci senza la fortuna di diventare rapper, o cestista, c’è buona probabilità che ti trovi ad usare una rivoltella in un drug store. Il Dio del basket ha voluto che dopo Boston ed una carrellata di squadre europee capitassi a Udine: sarò per sempre grato a Pedone e Micalich, il dynamic duo, per aver convinto Lanshire group e te a intraprendere questa avventura in una neopromossa come l’A.P.U.

E per questo, la tua figurina entra nel mio personalissimo empìreo: Con Walter, Praja e Larry; con Charlie, Joe, Rowland e Ricky; con Winfred, con James Percival, Mihovil, Hank, Marco, Marco e Luca; e Lorenzo, Otello e Giampiero, Fabio, Tiziano e quanti, nascosti lì dietro, mi dimentico di citare. È l’empireo mio ma penso non solo. È il paradiso del supporter della pallalcesto in bianco e nero, caro figlio del Bronx. Non ti dimenticheremo, so che non ci dimenticherai.

Farewell, Allan; ma “Tule Rain”! Non è il momento di mollare, anche se qualche lacrima scenderà, come quando a fine stagione l’intero PalaLongobardi si alzerà per onorare Capitan Manuel se, come sembra, vorrà tornare in Sardegna, la meravigliosa terra dove ha deciso di metter radici.

Così è stato: così sia.

Ferrara.

Rispetto all’andata, a guidare la Bondi in panca non sarà Tony Trullo, esonerato dopo l’imbarcata contro gli Sharks dello scorso gennaio, ma Adriano Furlani, cavallo di ritorno: due stagioni fa fu infatti giubilato per far posto ad Alberto Martelossi: e il cerchio si chiude.

All’andata Udine, reduce dalle due sconfitte pesantissime di Trieste e Mantova, riuscì a prevalere dopo aver visto il baratro, grazie ad un 22-7 targato Traini, Castelli e soprattutto Pinton; il +10 finale era oro colato per una GSA ancora in cerca di sé stessa.

La Bondi visse sulle fiammate di Roderick e Bowers, ma soprattutto sulle buone prove di Cortese, Mastellari e del centro ragusano Francesco Pellegrino, 210 centimetri di scuola Dinamo Sassari che domenica impegnerà ancora i vari Diop, Fall e Ferrari.

L’A.P.U. ha il dovere di provare a vincerle tutte e quattro da qui alla fine. Playoff irraggiungibili o quasi? Non è questo il punto.

La GSA ha mostrato a sé stessa ed a noi che oggi può giocarsela contro tutti. Il problema, lo abbiamo detto spesso, sono le pause di riflessione cui deve porre rimedio con rush finali da guinness dei primati. Non credo si tratti di deconcentrazione: al contrario, mi pare più un eccesso di tensione nervosa, una squadra che sente molto i match e proprio a causa di questo spesso non riesce a dare sul campo quel che ha nelle proprie corde.

E questo finale di stagione dev’essere il raccordo, anzi lo stacco fra l’incostanza della regular season che sta concludendosi, e quella che inizierà il prossimo autunno. Sì: il roster ha bisogno di ritocchi, di aggiunte, di correzioni: ma di ciò avremo modo di parlare dopo il 40 minuto della gara contro la Effe di Bologna. E di certo Pedone e Micalich sono due piste avanti a me.

Per ora, Ferrara sia: pesco ancora nella memoria, campionato 1983-84, quello della GeDeCo 5-3-5, di Lazy Toth in panca e Lorenzo Bettarini a dirigere le operazioni in campo. La Mangiaebevi Ferrara aveva una bella coppia di stranieri composta da “Sky” King e John Ebeling, un biondo segaligno micidiale tiratore dalla media. Perdemmo di uno a Udine, di sette (mi pare) a Ferrara come a dire che il 20% delle sconfitte di Udine fu provocato dalla compagine ferrarese. Udine arrivò seconda dietro le Riunite di Reggio, Ferrara a metà classifica ma specie in casa (unica sconfitta al Carnera) ci mise davvero in difficoltà.

Domenica Udine deve continuare la striscia, sfruttando le proprie armi: la capacità tattica di Veideman (lo so, lo so, non è un playmaker ma un gran bel giocatore, con personalità e visione di gioco, questo sì); l’estro ritrovato di Okoye, un aviogetto niger-americano che non sciopera mai; la fisicità di Ous e Abdel, l’abnegazione di Ferro, la mano finalmente calda di Microwave Pinton e l’esperienza di Manuel. Speriamo Mastrangelo si riscopra il cecchino anti-Trieste, soprattutto Nobile continui nel processo di crescita e Andrea Traini si scrolli di dosso come foglie secche gli imbarazzi che ne frenano l’estro e il talento innegabili.

Palla a due al Pala Hilton Pharma alle 18. Un po’ più soli, al solito felicemente malati di questo sport e di questi colori.


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